Laïoung: la Trap omaggia Pino Daniele

Un percorso artistico particolare ed una formazione musicale diversa dagli altri rendono il "Leone Giovane" unico nel suo genere


INTERAZIONI: 68

Video 1 – Laïoung “Nero su nero”

Ha l’Africa tatuata sul collo, anche se pur avendo girato il mondo non è ancora andato nella “sua” Sierra Leone. Canta che dalle favelas al monastero non cambia: vero guerriero, nero su nero.

Video 2 – Laïoung “Fuori (Je so pazz)”

Un omaggio a Pino Daniele che amava tanto. Ha deciso di fare questa produzione musicale dove interpreta il ritornello di Pino per dare un messaggio di motivazione ai giovani, che resti nel subconscio e li faccia evolvere spiritualmente. Curioso che Laïoung, a differenza della “libertà” nell’uso di parole forti tipica della Trap, nel citare la frase più nota del pezzo di Pino si fermi a “Non mi scassare…” senza cantare “cazz”. Incredibile che questa sorta di pudore venga da un artista che viene incasellato nel genere Trap (forse erroneamente). Lui dice che questo evitare parole forti gli deriva dall’educazione avuta dalla madre che lo riprendeva sempre quando lui diceva parole che potrebbero essere coperte da un “Bip”.

 

La Trap spopola soprattutto tra i ragazzini. Creata da computer, drum machine, suoni dub distorti con le voci falsate da audio-tune, sono soprattutto i testi ad affascinare i giovanissimi e a scandalizzare chi ama i cantautori. Chi fa Trap spesso esalta la ricchezza, ostenta il lusso, a volte le droghe e alcuni testi trattano le ragazze come vogliose di sesso.

Laïoung è un caso a parte. La sua formazione musicale nasce da un padre che gli fa ascoltare la musica classica nel rock, da Jimi Hendrix a Stevie Wonder, Led Zeppelin, Queen, Marvin Gaye o Michael Jackson. Lui dice di mescolare queste influenze e di fare “musica”. Si definisce un cantautore e produttore.

Nasce a Bruxelles. La mamma è della Sierra Leone e il padre un diplomatico italiano, il cui lavoro lo porta a girare il mondo. Così Laïoung cresce a Ostuni dai nonni. Quando è ragazzino, il fratello, che vive a Londra gli fa scoprire come col computer si possa fare musica. Lui dice che in quel momento vede la luce e capisce che quella è la sua strada. Nel frattempo Laïoung cambia città e diventa un vero nomade: Belgio, Francia, Canada, Stati Uniti, Inghilterra. Racconta e canta di aver vissuto anche per strada.

Il suo debutto musicale risale al 2011. Sceglie lo pseudonimo di Laïoung, contrazione delle parole Lion (leone, in omaggio al paese della madre) e Young (giovane). Pubblica il primo singolo “Keeping our love alive”. Arriva a fondare una propria etichetta, la RRR Mob, il cui logo dorato porta sempre al collo. Collabora poi con Fabri Fibra, Guè Pequeno e compone insieme a Biagio Antonacci “Sei nell’aria”, dove Laïoung canta in francese.

Nel luglio 2018 è il primo italiano che entra nel WorldStarHipHop, la piattaforma Hip Hop più prestigiosa al mondo.

A differenza dagli altri artisti Trap, il “Leone Giovane” sa di musica, suona piano e chitarra. Averlo ospite al Barone Rosso è stata una piacevole sorpresa, soprattutto per la sua intelligenza e la visione a volte esoterica della vita.