Ciò che è certo, inopinabile e scolpito in ogni pentagramma è che Love di Michael Bublé conferma tutta l’ispirazione che il cantante canadese vive giorno per giorno. Possiamo parlare definitivamente di un artista che ha trasposto un genere destinato a rimanere nei grammofoni, nelle cene in piedi e nei revival per riportarlo tra la gente che, grazie a lui, si è scoperta amante del pop-swing.
Chiunque, almeno una volta, ha visto metallari, rappers, rockers o individui che fino a un attimo prima non dedicavano abbastanza tempo all’ascolto della musica incantarsi ascoltando anche solo mezzo minuto di un brano di Michael Bublé. Il suo crooning – quella tecnica di canto di cui Bing Crosby e Frank Sinatra sono maestri nel mondo e Nicola Arigliano è maestro in Italia – è come la Delorean di “Ritorno al Futuro”: si chiudono gli occhi e si possono sentire coppe di champagne tintinnare, miasmi da fumo passivo di sigaro intaccare l’olfatto, dame eleganti che si tolgono il copricapo e gentiluomini che osservano la propria cipolla perché è notte fonda, ma la festa non è ancora finita.
Love di Michael Bublé riapre il sipario su tutto il mondo del classico che si rinvigorisce nel contemporaneo: gli archi in apertura della prima traccia, When I fall in love, un bianco e nero luminoso per le strade di una città anche ancora vive di notte, già pongono chi ascolta nella piena consapevolezza di cosa troveranno nell’opera. Reinterpretazioni, certo, nella piena coerenza della carriera di Michael Bublé, ma si parla di eccellenza. La sorpresa arriva con La vie en rose di Édith Piaf, che con eleganza è interpretata in un featuring con Cécile McLorin Salvant. Si apre in lingua inglese, si continua in lingua originale, quel francese che mostra una Senna del dopoguerra, al tramonto, mentre si fa ritorno a casa.
Malinconia, angoscia ed epicità segnano My funny Valentine di Lorenz Hart e Richard Rodgers, classe 1937 e nata come colonna sonora del musical “Babes in Arms”. Come sempre accade e come sempre sarà per la discografia, Love di Michael Bublé è divulgazione di tutto ciò che rappresenta la canzone americana: struggente, movimentata o celebrativa, è accuratamente selezionata e performata con stile.
Love di Michael Bublé arriva a due anni di distanza da “Nobody but me” con l’etichetta Reprise, con una produzione che porta la firma di David Foster, lo stesso di altri artisti di successo e divenuti ormai storia quali Alice Cooper, Madonna, Witney Houston e Barbra Streisand. Quasi una carezza che rassicura il pubblico, perché Love di Michael Bublé consacra il ritorno sulle scene del crooner canadese, colpito dal dolore di un figlio malato di tumore, poi fortunatamente guarito.
Nessuno smalto perduto, nessun calo di qualità né contaminazione del negativo: Love di Michael Bublé è un disco romantico e vellutato, da consumare a occhi chiusi e orecchie spalancate.