Un gestore PEC (Posta Elettronica Certficata) italiano non meglio specificato è stato vittima di un attacco hacker piuttosto importante. Stando a quanto dichiarato dal responsabile della cybersicurezza, Roberto Baldoni, sarebbero circa 500 mila gli account violati, e di cui, quindi, sono stati trafugati i dati. Di questi 50 mila almeno 98 mila sono soggetti afferenti al segmento della pubblica amministrazione, e quindi individui facenti parte delle forze dell’ordine, magistrati, funzionari Cisr, ministri della Giustizia, della Difesa, degli Interni e degli Esteri, etc.
Non si sa ancora molto dell’attacco hacker, in quanto Boldoni ha preferito non divulgare troppi dettagli, dato che le indagini sono ancora in corso. In ogni caso, per questioni di sicurezza, sarebbe opportuno cambiare password del proprio account di posta elettronica certificata. Come vi dicevamo in apertura, non è stato esplicitato il nome del gestore PEC colpito dall’attacco hacker in questione, ma, stando a quanto ribadito dai quotidiani ‘La Stampa’ e ‘Repubblica’, potrebbe trattarsi del centro dati Telecom di Pomezia (provincia di Roma).
In molti ancora non riescono a comprendere la comodità che possa scaturire dall’utilizzo della PEC, che sta oscurando sempre più la vecchia raccomandata, che ha costi comunque elevati (dato il servizio erogato, anch’esso di certificazione) e che, almeno attraverso il canale tradizionale, spesso comporta file piuttosto lunghe presso gli uffici postali di zona. Io personalmente non potrei più farne a meno, anche se capiamo anche la reticenza di quelli che non la conoscono, e quindi si dicono reticenti ad utilizzarla.
Ci spiace per l’accaduto al gestore PEC italiano, sperando possa presto essere fatta luce sulla vicenda, e mettere al sicuro i dati degli utenti coinvolti (oltre ad aumentare la sicurezza dei sistemi, troppo spessa bersagliata dai cyber-delinquenti più disparati). Se avete domande, restiamo a disposizione per qualsiasi chiarimento abbiate bisogno.
dalle 18.00 del 20/11/2018, dalla mia casella pec vengono inviate decine di mail a tutti i contatti presenti. Cerco di segnalare il problema ad aruba, ma non rispondono al numero verde. Ho mandato dei messaggi in chat e non rispondono. Le norme ci obbligano a dotarci di dispositivi informatici, ma poi non tutelano la privacy del cittadino.