Finte patch mensili negli aggiornamenti Android: Samsung bene, Huawei meno, è bufera

Malissimo gli aggiornamenti Android, alcuni OEM mentirebbero sulle date delle patch di sicurezza


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Potrebbe presto scoppiare una bufera intorno agli aggiornamenti Android di sicurezza mensile, visto che alcuni produttori ne rilascerebbero di finti, limitandosi a cambiare la data descrittiva, senza apportare le relative correzioni. Come si legge su ‘Wired.com‘, i risultati, che hanno dello scandaloso, sono frutto di un’indagine durata due anni e svolta dagli esperti Karsten Nohl e Jakob Lell, operanti presso la società tedesca ‘SRL labs‘.

Dopo aver studiato attentamente il codice di oltre 1200 esemplari dei vari brand, la coppia sarebbe arrivata alla conclusione che alcuni OEM non si preoccuperebbero affatto di inserire all’interno dei propri aggiornamenti Android le corrispondenti patch dettagliate nei bollettini ufficiali rilasciati da Google ogni mese, mentendo spudoratamente agli utenti. A volte può capitare per distrazione, ma in tante altre occasioni la questione sarebbe figlia di azioni volontarie, studiate a tavolino dagli OEM. Non è bello sapere che alcuni produttori, per taluni modelli, si limitino a correggere la data delle patch di sicurezza dei loro aggiornamenti Android, lasciando scoperti i clienti per chissà quanti mesi.

Tra gli OEM più virtuosi, e quindi più onesti, ritroviamo Samsung (sebbene vada specificato che alcuni modelli rispetto ad altri presentino una media di patch mancanti più elevata, come nel caso del Galaxy J3 2016, che ha bucato l’appuntamento con ben 12 upgrade, di cui 2 anche di una certa criticità), la stessa Google, ed anche Sony e Wiko, con 0-1 patch mancanti. Si inseriscono nel rapporto di 1-3 i vari Xiaomi, OnePlus e Nokia. Fanno peggio, purtroppo, Huawei, HTC, LG e Motorola, che si stanziano al terzo gradino (3-4 patch mancanti). Molto male (4+) alcuni altri produttori cinesi, come TCL e ZTE.

Gli smartphone che entrano in contatto nel loro percorso col numero più basso di patch mensili sono quelli equipaggiati con processore MediaTek, mentre risultano tra i più affidabili i processori Exynos prodotti da Samsung e gli Snapdragon di Qualcomm. Google sembra volerci vedere chiaro, ed ha già fatto sapere che avvierà ben presto un’indagine per meglio capire cosa ci sia alla base di questo sfacelo.