Killing Eve, lo spy drama con Sandra Oh e Jodie Comer è un adrenalinico sfiorarsi di menti geniali. La recensione

Ha fatto il suo debutto su BBC One Killing Eve, serie tv che vede Sandra Oh e Jodie Comer contrapposte nel ruolo di un'agente segreto e un'assassina senza scrupoli

killing eve

INTERAZIONI: 7

Le spy stories, per qualche motivo, non possono non far presa sull’animo umano. Più le vicende di qualcuno, solitamente di un criminale e di un rappresentante della giustizia, sono adrenaliniche, più ci appassionano e ci fanno restare incollati allo schermo in attesa di sapere cosa succederà. E proprio su questo gioca Killing Eve, nuova serie targata BBC America: l’attesa, in questo caso di uno scontro tra menti potenzialmente epocale.

Eve è un’agente del MI5 britannico, annoiata dalla sua vita e dal suo matrimonio, in piena crisi di mezza età e insoddisfatta di quella che è una vita passata a sprecare occasioni. Villanelle, invece, tutto l’opposto: un’assassina tanto narcisista quanto senza scrupoli, silenziosa nella sua letalità quanto desiderosa di mostrare al mondo intero il suo operato. Già questa caratterizzazione dovrebbe far scaturire qualche interesse nei confronti di Killing Eve, e non a torto: almeno a giudicare dal pilot, Killing Eve è una serie che si srotola grazie alle sue protagoniste, pendendo dalle loro labbra per qualsiasi azione e movimento.

È una caratteristica atipica per uno spy drama, dove solitamente si pone più l’accento sull’azione e sul crimine anziché sulle caratteristiche psicologiche di inseguitore e inseguito. Ma Eve e Villanelle sono l’una la nemesi dell’altra, pur non sapendolo ancora con certezza nei cinquanta minuti del pilot: come Sherlock e Moriarty, due facce della stessa medaglia, con eguale genialità e differente assetto morale nelle proprie intenzioni. È emblematico, infatti, vederle inquadrate entrambe nei rispettivi letti con gli uomini coi quali hanno passato la notte, così immerse nel loro lavoro da non degnarli di uno sguardo.

Ciò non significa però che il fiato sospeso manchi. C’è una scena in cui Eve e Villanelle si sfiorano: non si conoscono, si incontrano in un bagno. La seconda consiglia alla prima di non legare i capelli, di tenerli sciolti. Due minuti in cui tutta la tensione che si poteva accumulare è lì, come una vena carica di sangue che sembra quasi desiderosa di esplodere.

Sia Sandra Oh che Jodie Comer sembrano nate per interpretare Eve e Villanelle. La Oh, al banco di prova dopo Grey’s Anatomy, non fa pensare nemmeno per un secondo a Cristina Yang: la devozione al suo personaggio è palpabile al punto da rendere eventuali confronti col suo passato recitativo un inutile accanimento. E la Comer, dal canto suo, ha l’incredibile dono di risultare vera in qualsiasi situazione assurda, quasi facendoti venire il dubbio che psicopatica lo sia davvero.

Nel pilot di Killing Eve c’è molto in potenza, e la speranza è che il mood rimanga questo fino alla fine della stagione, se non della serie. C’è la sceneggiatura di Phoebe Waller-Bridge, creatrice e autrice della serie, che dà quel ritmo incalzante di cui c’è bisogno in una storia del genere, senza però rinunciare ai momenti sagaci che ci si aspetta dalla mente dietro Fleabag. C’è una rivalità tra le due protagoniste appena accennata, quasi neanche nata, eppure già così preponderante e prepotente. C’è la sensualità di uno spy drama al femminile. C’è una piccola grande perla, perché Killing Eve ha tutte le carte in regola per essere una serie tv mainstream, mentre le sue protagoniste sono tutt’altro che tali: non sono due personaggi stereotipati con dietro la scelta apatica e politically correct di renderli di sesso femminile, ma piuttosto l’espressione di due diversi tipi di femminilità, non privi di difetti né di umanità, veri.