Tutto sulla bufala sacchetti biodegradabili a pagamento: replica Renzi, Catia Bastioli e Novamont

Approfondiamo ulteriormente una vicenda divenuta fin troppo calda. Ancora disinformazione con le catene Whatsapp

bufala sacchetti biodegradabili a pagamento

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Da un paio di giorni a questa parte si parla senza sosta sui social di una sfaccettatura relativa a Renzi e a Novamont sulla bufala sacchetti biodegradabili a pagamento, che paradossalmente nasce da una notizia vera. Se da un lato va confermato quanto riportato nella giornata di ieri, nel senso che effettivamente dal 1° gennaio 2018 saremo costretti a fronteggiare un extra costo minimo per le buste della spesa concepite nella tutela dell’ambiente, allo stesso tempo sta circolando una catena Whatsapp che alimenta disinformazione sulla vicenda.

Partiamo col dire che la vera bufala sacchetti biodegradabili coinvolge l’ex Premier Matteo Renzi, finito al centro di una catena Whatsapp che gli imputerebbe di aver spinto verso questa decisione, complici presunti interessi che il leader del PD avrebbe in gioco. Tutto falso, sia perché il diretto interessato non può più avere potere in questo senso, sia soprattutto perché la questione nasce da una direttiva che viene dall’alto, come precisato dallo stesso Renzi con un apposito post su Facebook.

L’altra bufala sacchetti biodegradabili a pagamento investe l’azienda produttrice, Novamont, soprattutto nella figura di Catia Bastioli, amministratore delegato. Quanto riportato in precedenza a proposito di Renzi, infatti, esclude a priori che ci sia un legame tra la normativa entrata in gioco lo scorso 1° gennaio 2018 e la visita di qualche mese fa dell’ex sindaco di Firenze all’azienda novarese. Insomma, nessun regalo da parte del governo a questa realtà, che tra l’altro ha acquisto regolarmente i brevetti per la produzione delle buste a tutela dell’ambiente.

Insomma, anche in occasione della bufala sacchetti biodegradabili a pagamento l’invito è quello di non credere alle catene Whatsapp, ma piuttosto approfondire e farlo presente al mittente del messaggio. Il caso che ha investito Renzi, Catia Bastioli e Novamont rappresenta solo l’ultimo capitolo di un trend sempre più frequente.