Star Wars VIII – Gli ultimi Jedi, uno sguardo moderno ai valori del passato: la recensione del film di Rian Johnson

La nostra recensione di Star Wars: Gli ultimi Jedi, ottavo episodio della saga diretto da Rian Johnson e al cinema dal 13 dicembre

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INTERAZIONI: 78

Ci sono due tipi di fan di Star Wars: quelli a cui Episodio VII è piaciuto tantissimo, o quelli che l’hanno odiato. E d’ora in poi ce ne saranno altri due, di tipi di fan di Star Wars: quelli che hanno amato Episodio VIII e quelli che mentono.

La frase è volutamente provocatoria. Rispetto al primo film della trilogia, Il risveglio della Forza, c’è ne Gli ultimi Jedi un innegabile passo avanti: pur con qualche punto in comune nella struttura con l’insuperabile L’Impero colpisce ancora, la trama di Episodio VIII riesce a brillare di luce propria, srotolandosi bene e tenendo col fiato sospeso per tutti e 152 i minuti di (incredibile) durata del film. I colpi di scena si sprecano ma, per fortuna, non la banalità: tutte le trovate escogitate per questo nuovo capitolo della saga sono fresche, non certo imprevedibili, ma non certo piatte.

A una trama di fatto buona si accompagna una sceneggiatura sagace, a tratti forse fastidiosa per chi non ama umorismo e ironia al di fuori dei film comici. Il motivo per cui Episodio VIII è davvero memorabile è però la sua posizione ambigua nei confronti dell’eterna lotta tra il Bene e il Male che governa Star Wars, come a voler sottolineare che, in questo 2017 in cui a farla da padrone sono gli antieroi e i cattivi affascinanti, non si può più parlare con troppa certezza di buoni e cattivi. E questo, grazie al cielo, non si traduce nemmeno in uno scialbo “i buoni diventano cattivi” o viceversa: c’è una realtà molto più sfaccettata e inaspettata in questo film.

Parlando del fascino dei cattivi, è impossibile a questo punto non menzionare Kylo Ren, uno dei personaggi meglio pensati e sviluppati di questa nuova trilogia al quale uno strepitoso Adam Driver infonde una marcia in più rispetto persino a Rey, Finn, Poe Dameron: la psicologia di tutti è trattata con grandissima attenzione e approfondita quanto serve per non far ricadere nessuno di loro nel cliché dell’eroe lucasiano. E che ci sia un’enorme attenzione all’umanità dei protagonisti lo si capisce immediatamente guardando il (rispettoso) trattamento dedicato a Luke Skywalker, l’imperfetta leggenda della Galassia, del quale viene messo in luce l’uomo prima che il mitico cavaliere Jedi.

Episodio VIII è uno Star Wars moderno, così come ai tempi furono moderni gli episodi IV, V e VI: Gli ultimi Jedi può piacere (anche a chi aveva odiato Episodio VII) oppure no, ma, se posso permettermi di parafrasare una citazione che sarà chiara solo a visione ultimata, è tempo che il vecchio lasci il posto al nuovo. Gli ultimi Jedi non è un film perfetto, figuriamoci uno Star Wars perfetto, ma il cuore che batte disperatamente nella pellicola di Rian Johnson è quello del passato: c’è lo spirito della prima e gloriosa trilogia, intrisa di speranza e di disperazione, di luce e ombra, di eroi impavidi e di nemici senza scrupoli.

Dal cinema, dopo la proiezione, sono uscita con emozioni, domande, una certezza. Per me Gli ultimi Jedi è diventato istantaneamente uno dei film più belli di tutta la saga, perché è intelligente, divertente, raffinatamente nostalgico e anche perché, ultimo non certo per importanza, ha delle battaglie epiche. Si chiama Guerre Stellari non certo per nulla.