L’addio di Steven Moffat a Doctor Who tra tensioni e nostalgia: “Lo amerò sempre, ma non tornerò a breve”

L'addio di Steven Moffat a Doctor Who raccontato dallo showrunner sul set dell'ultimo episodio natalizio


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Dopo otto anni alla guida del TARDIS, con un ultimo speciale tv in onda su BBC One questo Natale si consumerà l’addio di Steven Moffat a Doctor Who. Lo sceneggiatore e attore della celebre serie britannica sarà sostituito dallo scrittore di Broadchurch Chris Chibnall, mentre Jodie Whittaker debutterà come nuovo dottore nelle ultime scene di Twice Upon a Time.

Il canto del cigno di Moffat sarà un momento emozionante per il pubblico di Doctor Who, visto che ormai lo showrunner è diventato un volto familiare, apparendo nella serie e partecipando sempre di più alla sua promozione in questi ultimi anni.

Ora però è tempo di voltare pagina e certamente l’addio di Steven Moffat a Doctor Who sarà doloroso anche per lui. In una lunga intervista lo scrittore e attore ha fatto il punto sulla sua situazione, mostrando una certa insofferenza per la piega che il suo lavoro aveva preso nell’ultima stagione, ma anche un pizzico di nostalgia per questa lunga parentesi che si sta per chiudere.

Sul set del suo ultimo episodio, Moffat ha dichiarato a DigitalSpy di essere pronto all’addio: “Siamo onesti, stiamo facendo uno show che tutti guardano per gli ultimi due minuti. Sono stato dall’altra parte come spettatore, quindi posso ammetterlo!“. Indubbio il fatto che Chibnall abbia effettivamente oscurato il lavoro di Moffat in questa sua serie finale, come ammette apertamente lui stesso.

Gli ho detto tutto quello che stavamo facendo, gli ho parlato di tutto il finale prima di scriverlo, giusto per assicurarmi che non stessi facendo qualcosa che andasse contro il suo lavoro – cosa che non stavo facendo. Per tutto l’anno, ha ricevuto ogni bozza di ogni sceneggiatura, in modo che potesse vedere cosa sarebbe accaduto e non ha ancora rinunciato al lavoro, grazie a Dio!

Insomma, il lavoro in tandem è stato costruito pian piano, script dopo script, non senza tensioni. Ora ci si prepara ad una nuova stagione, la prima con un Dottore donna, ma dopo aver consegnato le redini a Chibnall adesso Moffat è libero dalle sue responsabilità.

Mi sto divertendo a parlare con il nuovo gruppo, sono tutti così emozionati, adorabili e un po’ nervosi, prevedibilmente, e mi piace molto per la prima volta in circa 10 anni sapere che non ho una scadenza!”.

Moffat ha confermato che, come il suo predecessore Russell T. Davies, non tornerà a scrivere per la serie.

Sicuramente non nel breve periodo. E il breve periodo è molto lungo (…) Voglio dire: ne ho scritto moltissimo, quindi non mi dispiace non scriverne di nuovo, l’ho assolutamente amato, lo amo ancora, ne sono ancora molto entusiasta. Ma starò bene senza scriverlo di nuovo.

Moffat è comunque soddisfatto della sua esperienza di showrunner: “Penso di aver visto molte delle mie idee più volte nello show!“. D’altronde durante il suo periodo alla guida della serie, ha visto Doctor Who essere candidato ai BAFTA e guadagnare il favore della critica e del pubblico con episodi dal successo clamoroso. Risultati che hanno ripagato la fatica di “uno spettacolo molto, molto, molto stressante da fare: ci sono stati tempi molto, molto difficili, a volte abbiamo fatto le quattro del mattino e la sceneggiatura non era finita (…) sei costantemente sotto stress, ogni giorno ti preoccupi di qualcosa, ogni giorno sei ossessionato da qualcosa su Doctor Who“.

Nonostante le difficoltà, Moffat insiste sul fatto che il suo amore per lo spettacolo non abbia mai vacillato e per questo continuerà a guardarlo da spettatore.

Non penso che il mio amore per lo spettacolo sia mai stato in dubbio. Immagino che ci sarà un momento di adattamento… Penso che mi ci vorrà un momento per capire, ‘Che diavolo sta succedendo? Quando hanno fatto questo? Sono stato fatto fuori dall’ufficio?’ – anche se questo è già successo, so che ci sono script in cantiere di cui non so nulla. Ma voglio dire, lo guarderò (…) odio pensare che non lo guarderei perché un tempo ci lavoravo, per trasformarlo in una ferita aperta a cui non potrei mai tornare!