Sicario, il thriller di Denis Villeneuve in prima tv stasera su Rai Tre

Appuntamento su Rai Tre alle 21.15 con uno dei film più recenti del regista di “Arrival” e “Blade Runner 2049”. Una storia durissima e ambigua che parla di narcotrafficanti messicani e poliziotti corrotti. Ottimo il cast, con Emily Blunt, Benicio del Toro e Josh Brolin.

Sicario, in prima tv stasera il thriller di Denis Villeneuve

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Stasera su Rai Tre in prima tv c’è Sicario di Denis Villeneuve, con Emily Blunt e Benicio Del Toro. Ormai il nome del regista canadese, uno degli autori più interessanti della sua generazione, si è aperto un varco presso il grande pubblico, soprattutto dopo l’ultimo dittico fantascientifico di Arrival e Blade Runner 2049.  Due film che hanno chiarito la centralità nella sua opera del tema dell’indagine, con protagonisti spasmodicamente alla ricerca di una chiave che permetta loro di  intendere, al di sotto della superficie ingannevole delle cose, il vero significato della realtà e, conseguentemente, della propria vita.

Il meccanismo è palese in Arrival, attraverso la storia di una linguista chiamata a decrittare gli astrusi segni di una civiltà aliena per poter comunicare con loro (comprendendo i quali riuscirà a conoscere molto meglio anche se stessa). E hanno la forma di un’indagine la storia del detective di Blade Runner 2049 e quella del precedente, bellissimo La donna che canta (in entrambi i film i protagonisti cercano di scoprire l’identità del proprio padre) o il durissimo Prisoners, in cui un uomo fa di tutto per individuare il rapitore della propria figlia.

A rendere più appassionanti e coinvolgenti i film di Denis Villeneuve c’è poi un elemento ulteriore: e cioè che queste indagini non assumono mai il passo raziocinante e astratto di un giallo alla Agatha Christie, nei quali una volta risolto l’indovinello e trovato il colpevole si ristabilisce l’ordine delle cose e tutto torna tranquillamente al proprio posto. Tutt’altro: qui le scoperte sono sempre sconvolgenti, creano una frattura, una ferita insanabile nelle vite dei protagonisti, per i quali la conquistata consapevolezza comporta sempre un prezzo altissimo (come il padre di Prisoners che, pur di salvare la sua bambina, si trasforma in un torturatore).

Sicario è fatto della stessa pasta: la protagonista è Kate (Emily Blunt) un’agente dell’Fbi arruolata da Matt (Josh Brolin), responsabile d’una task force governativa che si oppone ai narcotrafficanti messicani. Per questo partecipa a un’operazione oltre confine, guidata da un misterioso “consulente” (Benicio del Toro). La missione in terra messicana si trasformerà per Kate in un viaggio all’interno di una realtà all’insegna dell’ambiguità, di cose e persone che non sono quello che sembrano.

Decisamente ambigui sono i personaggi maschili, Matt e il Sicario: un agente della Cia stranamente rilassato, che partecipa alle riunioni in ciabatte da mare, e un taciturno, allarmante mercenario colombiano. In mezzo c’è Kate: l’agente idealista che vorrebbe operare secondo protocollo, catapultata in un mondo aldilà dei confini, dove le regole cui è stata addestrata risultano inservibili.

Sebbene sia un’agente forte e capace, tutt’altro che sprovveduta, Kate si muove come spaesata in un ambiente di cui non comprende i meccanismi. Lo è sin dalla prima sequenza del film, in cui durante un’operazione di polizia resta immersa nella polvere di un’esplosione, che rende il senso di perdita dell’orientamento cui soggiacerà lungo tutto il film. Nella medesima oscurità è mantenuto lo spettatore, il cui punto di vista coincide con quello di Kate (una Blunt notevole, insieme determinata e fragile), bisognosi entrambi di diradare la nebbia per ritrovare i contorni certi d’una realtà sfuggente e disturbante.

L’acquisizione di conoscenza in Sicario ha i tratti del superamento di una linea d’ombra, che fa certo maturare, ma non rinfranca né elimina, semmai acuisce, il senso di disagio di fronte a un mondo d’irredimibile bruttezza. Per questo la missione messicana viene raccontata come un autentico viaggio all’inferno: omicidi di massa dei violentissimi cartelli della droga, operazioni governative di reparti (para?)militari senza regole d’ingaggio, uso della tortura, poliziotti corrotti che fanno i corrieri della droga.

Villeneuve punta su una regia molto fisica, che restituisce il senso di minaccia d’una storia di corpi dilaniati, suv incolonnati con militari armati fino ai denti, missioni notturne con visori a infrarossi. L’unico cedimento è nel finale, che assomiglia troppo a quello di un thriller tradizionale, col sicario Benicio Del Toro che si prende il centro della ribalta, troppo somigliante a un infallibile giustiziere della notte.

Sicario è comunque un film notevole, giustamente sgradevole nella sua accumulazione di shock fisici che mettono a dura prova la sensibilità e l’intelligenza tanto dei protagonisti che degli spettatori, su cui vengono rilanciati gli interrogativi relativi a una realtà che assume i contorni di un mondo destinato all’apocalisse, in cui la violenza sembra un dato antropologico inaggirabile, il destino dell’uomo.

Sicario (2015) di Denis Villeneuve, con Emily Blunt, Benicio del Toro, Josh Brolin, stasera in prima tv su Rai Tre, ore 21.15