La doppia anima del nuovo album di Jovanotti tra voglia di libertà e altro beat: “Il live sarà una festa”

Il nuovo album di Jovanotti presenta una doppia anima tra cantautorato e beat: le ultime novità dalla conferenza stampa.

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Il nuovo album di Jovanotti ha una doppia anima. A dichiararlo è Lorenzo Cherubini nel corso della conferenza stampa di presentazione del disco, in uscita il 1° dicembre con la produzione di Rick Rubin.

Ci sarà il suo talento da cantautore ma anche quella parte beat che ha sempre percorso: “La parte hip hop ha sempre fatto parte del mio essere, questo disco mi piace e penso di averlo realizzato secondo le mie inclinazioni. Qualcuno potrebbe rimanere deluso, ma dal punto di vista dell’impegno quest’album è indiscutibile”.

Assente il pop elettronico che invece ha caratterizzato la produzione degli ultimi anni. Dell’esperienza in America mantiene un buon ricordo, anche se questo rimane il disco più italiano mai realizzato. Queste novità si riporteranno anche nei live che l’artista ha in programma per il 2018, che ha intenzione di condurre come una grande festa.

Sul fronte della scaletta, Jovanotti dichiara di essere pronto a portare un repertorio completamente rinfrescato con le sonorità riscoperte all’interno del nuovo lavoro e grazie alla collaborazione di Rick Rubin: “Il disco è scarno, mi sono messo a nudo completamente e sono diventato vulnerabile. Mi sono messo a confronto con i miei limiti vocali”.

L’album esce il 1° dicembre in CD, vinile e musicassetta, come accaduto per l’ultimo lavoro di Tiziano Ferro. L’idea del supporto vintage lo entusiasma, così come la scelta del nuovo singolo che vorrebbe affidare ai fan ma che finisce per affidare alle decisioni concertate con la Universal Music, sua casa discografica.

Il ricordo delle sue origini lo porta indietro nel tempo, in quel quartiere romano nel quale ha vissuto per 20 anni. Ed è quella casa che compare nel video dell’ultimo singolo, Oh, vita!: “Mi mancano i miei, abbiamo vissuto lì per 20 anni. La mia famiglia è di origini toscane, non ci siamo addentrati nella romanità, ma ogni volta che torno a Roma per suonare è una grande emozione”.