In attesa di The War – Il pianeta delle scimmie (2017), da giovedì 13 al cinema, stasera Italia 1 trasmette alle 21.15 Apes Revolution (2014), secondo episodio diretto da Matt Reeves della saga inaugurata nel 2011 con L’alba del pianeta delle scimmie.
Com’è noto, alla base di tutto c’è il romanzo di Pierre Boulle Il pianeta delle scimmie (1963), che diede vita alla fine degli anni Sessanta alla fortunata serie di film, il capostipite con Charlton Heston, seguiti da un fallimentare tentativo di rilancio nel 2001 con Planet of the Apes di Tim Burton.
Meglio è andato con questo nuovo ciclo reboot, sempre targato 20th Century Fox e giunto al terzo episodio. Stavolta le scimmie parlanti sono frutto d’una mutazione genetica dovuta agli esperimenti condotti dagli scienziati sui primati, usati come cavie per trovare una cura all’Alzheimer. Ricerche che sfociano in un esito duplice e indesiderato: la creazione fortuita d’una specie di scimmie intelligenti e la diffusione d’un virus che decima il genere umano.
Parte da qui Apes Revolution, ambientato in un tipico scenario post-apocalittico nel quale i pochi uomini sopravvissuti si riorganizzano in città spettrali, simulacri d’una tramontata civiltà. Le scimmie, sfuggite agli scienziati-carcerieri, si sono riorganizzate nella foresta, con un leader riconosciuto, il pacifico Cesare (Andy Serkis).
Ma l’incontro-scontro tra le due “culture” è inevitabile. Una spedizione di uomini guidati da Malcom (Jason Clarke) s’inoltra nella foresta, dove è situata l’unica fonte di energia che assicurerebbe la sopravvivenza della loro città. Cesare è disposto ad accordare fiducia agli umani, mentre il suo braccio destro, il bonobo Koba (Toby Kebbell), memore delle torture subite in laboratorio, è contrario. La tribù si spacca, con una dinamica esattamente speculare a quella della società degli uomini, nella quale a Malcom s’oppone Dreyfus (Gary Oldman), che vede negli animali intelligenti soltanto una minaccia.
Apes Revolution è un racconto dalla progressione narrativa francamente elementare, un mondo tagliato con l’accetta di buoni e cattivi distinti e riconoscibili, come in un film di cowboy o di guerra vecchio stampo. La descrizione della comunità delle scimmie ricorda quella degli indiani dei western d’un tempo: col loro vocabolario preciso ma limitato, i primati replicano la sentenziosità dei capitribù d’un film di John Ford, quel magnetismo fatto di saggezza, coraggio e fierezza.
Apes Revolution apporta qualche aggiornamento. In omaggio al politicamente corretto e a un timido revisionismo, bene e male tagliano trasversalmente tanto la comunità umana che quella delle scimmie. E le questioni affrontate sono attualizzate all’oggi – l’ecologismo, l’interrogazione sulla genetica. Ma appena oltre riaffiora il tradizionalismo, come dimostra la centralità della famiglia, su cui si fondano sia la comunità umana – Malcom sempre accompagnato da moglie e figlio – che dei primati – il contrasto dagli accenti tragici tra Cesare e il figlio ribelle. Così la saga del pianeta delle scimmie finisce in Apes Revolution per naufragare nel déjà vu d’una storia semplicistica e meccanica di sentimenti elementari e luoghi comuni.
Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie (2014) di Matt Reeves, con Andy Serkis, Jason Clarke, Gary Oldman, stasera in tv su Italia 1, ore 21.15.