Morgan contro Amici. La libertà irresistibile di urlare che la Corazzata Potëmkin è sempre una ca**ta pazzesca.

Il distacco più notiziato della settimana ha smosso animi e attenzioni anche perché incarna il sogno proibito dell’italiano medio. Tutti vorremmo riuscire a toglierci dalle balle gli Amici e i padroni che non vogliamo e urlare Libertà con mezza faccia dipinta di blu.


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Sulla ‘rivolta’ di Morgan gli inchiostri hanno travolto le dighe, e uno si chiede perché una notizia del genere abbia occupato le prime pagine (e anche le seconde e le terze) dei giornali di carta e di pixel negli ultimi giorni. Sicuramente è accaduto per la celebrità del genialoide ex Bluvertigo nonché per la lesa maestà di Nostra Signora Maria, Santa Imperatrice dei Media e della Musica Italiana.

Ma questo breve scritto non intende aggiungere altro gossip o nuove indiscrezioni, per quelli troverete una fonte inesauribile in rete e dal parrucchiere. Qui si vuol portare l’attenzione sull’altro grande motivo che ha indemoniato le penne, insalivato i microfoni e unto le tastiere. Un motivo recondito, subliminale.

Il gesto di Morgan rappresenta un atto simbolico, altamente liberatorio, nel quale milioni di persone si sono immedesimate anche inconsapevolmente, sognando di poter fare lo stesso il giorno dopo al lavoro o in famiglia.

Morgan, come Braveheart sul tavolo dello squartamento, ha gridato Libertà! Sebbene non stesse sacrificando la vita come il collega scozzese ma solo il cachet, si è sniffato una striscia di giustizia e si è goduto il proprio diritto di ribellarsi a chi ti paga e che non ti piace. Ha avuto le palle e la follia di dire basta a ciò che si fa solo per soldi e che in animo non si condivide. Il coraggio di salire sul palco e dire che la Corazzata Potëmkin fa schifo. Insomma ha preso tutta la cosmogonìa e l’ha buttata via, e ci si è buttato anche lui.

Quanti milioni di impiegati, di operai, di badanti, vorrebbero essere Morgan per un minuto? E quanti non potranno mai esserlo perché ci sono i bambini da crescere, i mutui da pagare, le mogli o i mariti da mantenere? Tanti, troppi. Quindi con il ditino in bocca adagiamoci dentro l’aura delll’istrione canterino dal ciuffo ribelle e sogniamo di essere liberi come lui, di buttare nel cestino la nostra personale De Filippi. Tutti ne abbiamo almeno una.

Ecco perché questa notizia è divampata. Ecco perché è stato il passaparola più esplosivo della settimana. È la nostra voglia di rompere le catene, è il piccolo Kunta Kinte dentro di noi che fugge nella boscaglia con i tamburi africani nelle vene.

I vessati applaudono. Era chiaro a tutti che era lì solo per i soldi, che non si può essere parte di quel circo imbarazzante per passione, per una comunione di ideali, ma quali? La tv spazzatura è fatta per topi, per opportunisti, per star internazionali che vogliono comprarsi un altro appartamentino, per i De Niro, i McConaughey e i Travolta che poi non racconteranno mai a nessuno di essere stati lì, neanche sotto tortura. In quel tipo di trasmissioni ogni emozione, ogni nota, ogni lacrima ha il sapore della plastica e della pubblicità. Ogni talento ha la scadenza anticipata di uno yogurt già vecchio e ogni giudice(?) farebbe meglio a giudicare prima cosa cavolo ci fa su quella poltrona, esposto in una giostra di pupazzi.

In un mondo ideale, dopo il gesto di Morgan, adesso mi aspetterei una reazione alla Attimo Fuggente con i veri Amici del professore che solidarizzano e salgono in piedi sul banco. Ma i soldini piacciono a tutti e queste cose romantiche ci sono solo nei film, rivediamocelo va’.

 

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