Video dei The Kolors a Music, la cover di My Sharona e la verità dietro al nome Stash

I The Kolors a Music di Bonolis raccontano della difficoltà di essere artisti emergenti e svelano un aneddoto dietro al nome del loro frontman.


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I The Kolors a Music si sono cimentati con una cover molto rischiosa: My Sharona dei The Knack, uno di quei brani in cui il rischio di scivolare dal professionismo all’amatoriale è sempre dietro l’angolo. I The Kolors hanno sempre fatto della capacità di riadattare brani popolari alle proprie sonorità il loro biglietto vincente e anche questa volta non hanno deluso le aspettative del pubblico. La band si è esibita dal vivo nell’ultima puntata del programma di Paolo Bonolis, dimostrandosi completamente all’altezza del confronto con l’originale e capace di gestire il pezzo.

La prima domanda di Bonolis al frontman della band vincitrice di Amici nel 2015 è stata proprio sul suo nome. In molti si sono chiesti il significato del nickname Stash, nome d’arte della voce dei Kolors Antonio Fiordispino; “Stash” non è altro che un nome in codice usato nello slang inglese e americano per indicare lo scatolino che nasconde la droga. La bizzarra scelta di trattare l’argomento da parte del conduttore sta in realtà a preambolo per poter finalmente confermare o smentire una tra le dicerie sugli esordi musicali del trio.

Stash ha confermato che quello come band emergente è stato un periodo molto difficile e, prima dell’occasione avuta con il talent di Maria De Filippi, per sbarcare il lunario e tentare di farsi conoscere i tre hanno tentato qualunque cosa pur di portare la propria musica in giro.
Non venendo mai pagati nei locali in cui gli veniva chiesto di esibirsi, o ricevendo al massimo in cambio la cena, i Kolors per pagarsi gli strumenti hanno avviato unospaccio” di mozzarelle di bufala, “vera droga per qualsiasi napoletano che si rispetti“.

Questa storia può risultare divertente in sé, dal momento che ad oggi la band ha raggiunto una notorietà e stabilità ai vertici delle classifiche nazionali riservata a pochi loro coetanei. In realtà potrebbe essere anche un’occasione per riflettere su una realtà difficile come quella dell’artista emergente, il cui talento spesso non viene riconosciuto, portando molti a rinunciare o ad accontentarsi di compensi in “visibilità” o cene offerte, alimentando questo circolo vizioso.