The Young Pope massacrata dal New York Times al debutto USA: ecco perché è “sublime e ridicola”

L'atteso debutto di The Young Pope negli Stati Uniti non ha dato i frutti sperati: la serie di Sorrentino criticata e incompresa dalla stampa?

The Young Pope tra rivoluzione e fallimento: recensione 5° e 6° episodio con Stefano Accorsi guest star

INTERAZIONI: 7

Dopo l’enorme successo riscosso in Italia, The Young Pope è finalmente sbarcata oltreoceano: la serie di Paolo Sorrentino, tra le rivelazioni del 2016, ha fatto il suo debutto su HBO lo scorso 15 gennaio, ma non tutto è andato come previsto.

Se infatti la stampa nostrana ha prevalentemente osannato la serie, lo stesso non si può dire per i giornalisti americani, che si sono trovati in disaccordo nelle loro recensioni: tra chi la definisce un unicum nel panorama televisivo odierno e chi l’ha odiata, i giudizi statunitensi su The Young Pope non potevano essere più eterogenei.

In particolare, spicca la recensione apparsa sul New York Times, nella quale la serie viene definita “Una storia horror visivamente sublime e testualmente ridicola, nella quale il mostro è il pontefice in persona“. Secondo James Poniewozik, Pio XIII è un tiranno à la Frank Underwood – The Young Pope viene infatti paragonata ad una House of Cards ambientata in Vaticano -, e la serie è apprezzabile soprattutto nei suoi momenti non testuali.

Più entusiasta e forse calzante a quello che effettivamente è The Young Pope è la recensione di Jeff Jensen per Entertainment Weekly, secondo la quale si tratta di una “surreale commedia dato che presenta una decostruzione pop-psych della fede“, nonché una “irriverente lamentela sul silenzio di Dio“.

Strano” è l’aggettivo utilizzato da Richard Lawson di Vanity Fair, che parla di Pio XIII come di un “antieroe con un potere assoluto“, mentre per Kwame Opam di The VergeThe Young Pope è come andare alla Messa della Domenica fatti come dei fuori di testa“. Positiva è poi la recensione di Maureen Ryan per Variety, secondo la quale il papa di Jude Law rappresenta alla perfezione il clima politico dell’occidente dei nostri giorni e, “tra una pausa sigaretta e l’altra, compie il miracolo di far prestare alla gente attenzione ad un’istituzione sempre più appassita“.