Viola Davis e Meryl Streep regine ai Golden Globes 2017, un inno all’arte contro Trump (video)

Viola Davis e Meryl Streep ai Golden Globes 2017, splendide sul palco coi loro discorsi di premiazione (video)

Viola Davis e Meryl Streep ai Golden Globes 2017, video

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Viola Davis e Meryl Streep sono state le regine indiscusse dei Golden Globes 2017. Viola Davis ha presentato il premio alla carriera per la collega con cui ha diviso il set di Doubt, lei lo ha ritirato con un lungo e suggestivo discorso.

Ma l’attrice premiata con un Emmy due anni fa ha anche portato a casa una statuetta in quest’edizione dei premi. Questo è davvero un momento d’oro per lei: Viola Davis ai Golden Globe 2017 ha conquistato l’ennesimo riconoscimento del suo innegabile talento e della forza espressiva con cui riesce a calarsi in tutti i personaggi.

Tornata in onda lo scorso settembre con la serie tv How to get away with murder su ABC (e in Italia su Fox), l’attrice che in tv interpreta Annalise Keating nell’ultimo anno si è distinta anche sul grande schermo. Ed è proprio con la sua interpretazione nell’ultimo film di Denzel Washington, Fences, che ha conquistato il premio assegnato dai giornalisti di Hollywood.

Sul red carpet e sul palco palco di Los Angeles è arrivata con un vestito giallo che non le ha permesso di passare inosservata: Viola Davis ai Golden Globes 2017 ha ritirato il premio come Miglior attrice non protagonista per l’adattamento cinematografico di Fences, opera teatrale del 1983 di August Wilson vincitrice di un premio Pulitzer e considerata un capolavoro della letteratura teatrale afroamericana. Nel film Viola Davis interpreta Rose Maxson, la moglie del protagonista Troy.

Il suo discorso di premiazione è stato un lungo ringraziamento a chi le ha assegnato il premio, ma soprattutto al regista Denzel Washington di cui si è detta “una fan e un’amica” (“Grazie per essere un leader straordinario: grande attore, grande regista: grazie per aver detto fidati di me e ricordati l’amore“), oltre che a suo marito e sua figlia (“Gli amori della mia vita“) che solo pochi giorni fa hanno presenziato con lei alla cerimonia con cui è stata insignita della sua prima stella sulla Walk of Fame a Hollywood.

Non capita tutti i giorni che Hollywood porti sullo schermo un’opera teatrale, perché è una cosa che non urla “denaro”, ma urla arte, urla cuore (…) Dedico questo premio al Troy originale: mio padre, Dan Davis, è nato nel 1936, lavorava con i cavalli, aveva la quinta elementare e non sapeva leggere prima dei 15 anni. Ma sapete cosa vi dico? Aveva una storia! Una storia che merita di essere raccontata e che August Wilson ha raccontato.

Viola Davis vinse per lo stesso ruolo ai Critic’s Choice Awards poche settimane fa, quando confitta nella sezione Miglior attrice protagonista con How To Get Away with Murder, portò a casa la statuetta per Fences.

Ma quello che si ricorderà di questi Golden Globes è soprattutto il tributo che Viola Davis ha realizzato per Meryl Streep, introducendo sul palco il suo premio alla carriera. Un lungo discorso partito con una vena comica e terminato con una commovente dedica.

Lei ti fissa. Questa è la prima cosa che si nota di lei. Lei inclina la testa indietro con quel sorriso sornione e sospettoso e ti fissa per un lungo periodo di tempo. E tu pensi: “Ho qualcosa tra i denti o vuole prendermi a calci?”, cosa che non accadrà!
E poi lei ti fa una domanda. “Cosa hai fatto ieri sera Viola?” Oh, ho cucinato una torta di mele. “Hai usato mela renetta?” No, non ho usato mela renetta, cosa diavolo sono le mele renette? Ho usato mele Granny Smith. “Hai fatto la crosta?” No, ho usato quella comprata in negozio. “Allora non hai fatto una torta di mele, Viola”. Beh, questo è perché ho passato tutto il mio tempo a fare il tacchino, brodo di pollo e la mia salsa speciale barbecue. Silenzio. L’ho spenta.
“Beh, non proprio gusto a meno che non si utilizzi lo stinco di maiale. Se non si utilizza stinco di maiale non ha lo stesso sapore. Allora, come sta la famiglia?”.
E mentre ti continua a guardare, ti rendi conto che ti guarda e che, come una macchina per la scansione ad alta potenza, ti sta registrando. Lei è un’osservatrice e una ladra. E rivela ciò che ha rubato in quel luogo sacro che è lo schermo. Lei rende vulnerabili i personaggi più eroici, i più noti familiari, i più disprezzati riconoscibili.
La sua arte ci ricorda le conseguenze di ciò che significa essere un artista, che è farci sentire meno soli. Posso solo immaginare dove vai, Meryl, quando ti perdi in un personaggio. (…) Tu sei una musa. Il tuo impatto mi ha incoraggiato a rimanere in fila, Signora Streep. Ti vedo. Ti vedo.
E sapete, tutti quei giorni di pioggia che abbiamo trascorso sul set di Doubt, ogni giorno mio marito mi chiamava di notte per dire: “Le hai detto quanto lei significhi per te?” e io… “nah, non posso dire nulla, sono troppo nervosa. Tutto ciò che faccio è guardarla tutto il tempo”. E lui mi ha detto: “Beh devi dirle qualcosa, hai aspettato tutta la vita per lavorare con questa donna, dille qualcosa!” Ho detto: “Julius, lo farò domani”. “Ok, è meglio che tu lo faccia domani perché quando arrivo lì, le dirò io qualcosa”. Non le ho mai detto niente. Ma glielo dico ora.
Tu mi rendi orgogliosa di essere un’artista. Mi fai sentire che quello che ho in me – il mio corpo, la mia faccia, la mia età – è abbastanza. Tu incarni quella grande citazione di Emile Zola: se mi chiedete cosa sono venuto a fare in questo mondo, io come artista sono venuto a vivere ad alta voce.

I discorsi di Viola Davis e Meryl Streep sono stati decisamente i momenti più intensi dei Golden Globes 2017: nel ritirare il Cecil B. DeMille Award quello della Streep è stato un vero e proprio atto politico, con l’affermazione dell’indipendenza e della libertà di Hollywood contro le istanze xenofobe e razziste del nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump e l’invito a sostenere la stampa libera perché possa sorvegliare sull’operato della nuova amministrazione.

In questo momento apparteniamo al gruppo di persone più denigrato della società americana: Hollywood, gli stranieri e la stampa. Hollywood è piena di stranieri. Se cacci via tutti gli stranieri, non ti resta nulla da guardare se non il football e le arti marziali miste, che non sono le vere arti.

Ricordando l’episodio di un giornalista disabile preso in giro da Trump durante la campagna elettorale, Meryl Streep si è lanciata in una lunga invettiva contro il presidente.

Mi ha spezzato il cuore quando l’ho visto, non riesco a dimenticarlo perché non era un film, era la vita vera. E questo istinto di umiliare l’altro, impersonato da qualcuno con un ruolo pubblico, qualcuno di potente, se arriva nella vita di tutti quanti li autorizza a comportarsi nello stesso modo. La mancanza di rispetto provoca altra mancanza di rispetto, la violenza incita violenza, e quando i potenti usano la loro posizione per maltrattare gli altri, perdiamo tutti. E questo mi porta a parlare della stampa: abbiamo bisogno della stampa per tenere a bada il potere, questo è il motivo per cui i nostri padri fondatori hanno voluto che la sua libertà fosse riconosciuta in Costituzione. Avremo bisogno dei giornalisti e loro avranno bisogno di noi per salvaguardare la verità.

L’attrice ha anche ricordato la collega Carrie Fisher recentemente scomparsa.

Come mi disse una volta la mia amica, la principessa Leia: “Prendi il tuo cuore spezzato, fallo diventare arte”.