Accusare Saviano di aver fatto soldi con la Camorra è come accusare Veronesi di aver fatto soldi con il cancro. Lo scrittore ha tutto il diritto di esprimere le sue idee ed è compito della collettività e delle Istituzioni garantire la liberta di pensiero di Saviano come quella di ogni cittadino italiano.Saviano serve alla pubblica opinione ed alla coscienza personale e collettiva. E dobbiamo essergliene grati.
Saviano è uno straordinario narratore, ma è diventato noioso. Saviano fa bene ad occuparsi dei mali di Napoli. Il suo libro Gomorra, al netto di plagi e diatribe editoriali, ha avuto il merito di far conoscere alla platea mondiale un mostruoso fenomeno criminale. Saviano è diventato ricco e famoso, come è giusto e lecito per un professionista della comunicazione capace di riscuotere tanto successo multimediale.
Purtroppo però la narrazione di Saviano è diventata monotona.Punta l’indice, giustamente, contro le sparatorie in strada ( leggi di più) ma ignora colpevolmente l’Apple a San Giovanni a Teduccio o la fila chilometrica per entrare nella Biblioteca dei Girolamini. Un vero narratore è capace di esplorare tutte le molteplici sfaccettature della realtà. Invece Saviano è monocorde. Invece Saviano pratica il sistematico Sputtanapoli, tacendo su vicende gravissime che affliggono altre comunità.
Per Saviano Napoli vive nel male, produce solo male, è condannata alla dannazione eterna. Saviano è come il cantante che, azzeccata una canzone di successo, ripete sempre la stessa melodia e lo stesso ritornello per continuare ad accontentare i suoi fan ed impinguare il suo conto in banca. Saviano è diventato prigioniero del suo personaggio, condannato a ripetere sempre lo stesso numero per far scattare l’applauso di chi avrebbe invece bisogno di riflettere.
Vivere sotto scorta e blindato non gli impedisce di frequentare vip, studi tv e remunerati eventi pubblici. Non dovrebbe impedirgli neanche di farsi un giro per Napoli per incontrare le persone che ogni giorno sono in prima linea per il cambiamento sociale, economico e culturale. Ce ne sono tante di queste persone coraggiose, ma rischiano di rovinare il set di Saviano e per questo devono esser oscurati. “Una città con tanta luce – ha detto lo scrittore Maurizio de Giovanni – ha anche tanta ombra” come tutte le città del mondo. Saviano dovrebbe, come Caravaggio, saper metter insieme nel suo racconto le ombre e le luci. Magari guadagnerà qualche soldo in meno, perderà qualche sostenitore che l’ha eletto a comodo simbolo del Bene, ma farà certamente meglio il suo dovere di narratore al servizio della collettività.