Sing è il nuovo film d’animazione degli inventori dei Minions, la casa di produzione Illumination Entertainment di Chris Meledandri. Una figura importantissima del cinema contemporaneo, che all’ultimo Festival di Venezia è stata giustamente celebrata con un riconoscimento speciale, “per lo straordinario contributo allo sviluppo del cinema d’animazione”.
Sing, sesto lungometraggio della Illumination, conferma le qualità della casa di produzione. Interessante la scelta del britannico Garth Jennings come regista, non proveniente dal cinema d’animazione ma, con anche tre film all’attivo, soprattutto versato nei videoclip (e si veda l’idea semplice e trascinante di Cousins dei Vampire Weekend per apprezzarne il talento).
Scelta più che indovinata, visto che Sing è uno scatenato musical con animali. Buster Moon è un koala impresario inguaribilmente innamorato del teatro, che naviga in pessime acque. Per evitare il pignoramento della sala lancia un concorso per voci nuove: il premio di 1000 dollari, per un errore della sua svampita segretaria lucertola, diventa di ben centomila dollari. Così arrivano partecipanti a frotte, ridotti dopo una durissima selezione a un gruppetto di belle speranze: Mike, topo crooner sbruffone e imbroglione; Meena, timida elefantina terrorizzata dal palcoscenico; Rosita, madre scrofa di 25 maialini che vuole evadere dalla sua vita di massaia; Johnny, giovane gorilla figlio d’un gangster in cerca di un’occasione; Ash, porcospina punk-rock che cerca la sua voce lontano dal fidanzato arrogante e narciso.
Coadiuvato nella versione originale da un cast di doppiatori tutte stelle, Matthew McConaughey, Reese Witherspoon, Seth MacFarlane, Scarlett Johansson, Sing è un musical scintillante, quasi una sorta di sintesi della storia del genere, che tiene conto sia della sua tradizione cinematografica che delle mutazioni genetiche televisive della narrazione da talent show.
Il punto di partenza di Sing è lo schema di intreccio noto sin dagli albori del genere negli anni Trenta, il musical “dietro le quinte” che racconta la storia di uno spettacolo, un modello che era perfettamente codificato già in Quarantaduesima strada (1932) di Lloyd Bacon.
Il meccanismo funziona ancora a dovere in Sing, che racconta le peripezie dell’inesauribile Moon, impresario con l’ottimismo (quasi) incrollabile di un Gene Kelly, disposto a tutto pur di realizzare i suoi sogni; e, dall’altro lato, le storie buffe e sentimentali dei suoi divi potenziali, ritratti nel canonico percorso di dubbi, cadute e trionfi d’artista.
Nei singoli numeri si percepisce il peso che nell’immaginario hanno oggi i talent. Così vediamo i protagonisti interpretare brani di Sinatra, Katy Perry, Elton John, Lady Gaga. E se pure questo innesto potrebbe far inorridire i puristi del musical, va detto che al genere è connaturata un’anima kitsch (vogliamo ricordare la folle Venezia di Cappello a cilindro con Fred Astaire e Ginger Rogers?) che può ben digerire anche qualche vistosità da talent.
Gli inventori dei Minions hanno fatto di nuovo centro, Sing è un film d’animazione che trasuda divertimento, sincero amore per il musical e un ottimismo tonificante, tanto più apprezzabile perché non ci nasconde mai che quei sogni così ostinatamente perseguiti sono fragilissimi e sempre sul punto di franare.