Ai beoti napoletargici che criticano Saviano che gli sporca Napoli, suggerisco un bersaglio migliore: Alessandro Siani

Al cinema con Mister Felicità, da anni tra TV e grande schermo rappresenta lo stereotipo del napoletano perdigiorno, cretino e sorridente, si prende eredità poco probabili ed evangelizza una comicità rasoterra. Cari Naples addicted, prendetevela con lui.


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Non parlerò del film. Siani non fa ridere, o meglio non fa ridere quelli che lui vorrebbe far ridere. Siani non fa ridere quelli che ridevano con Troisi, con Pazzaglia, con De Crescenzo, con Totò, con De Filippo. Siani fa ridere quelli che ridono con comicità appiattite e industrializzate stile cinepanettoni e Made in Sud (altro becerume-facceride della tv spazzatura italiota). Siani cavalca con buona intelligenza l’energia infinita coattotamarra. Sa che quello è un serbatoio inesauribile. Siani fa ridere quelli che non pensano eccessivamente, quelli che #fortunatidiesserenapoletani ogni giorno si svegliano e si raccontano che Napoli è meravigliosa e che basta sorridere o cantare una canzone alla finestra e i problemi svaniscono. Quelli che poi inciampano in Saviano e si indignano. Quanto sono belli gli indignati antisavianisti. Quanti ne conosco. Zitto tu che non vivi a Napoli, tu che non lotti qua insieme a noi. Si perché questi lottano, abboffandosi con le pizze fritte, ingrassando con i piatti di mammà, urlando fozzanapolisempre, sposandosi e facendo figli come conigli, affollando case, strade e palazzi, producendo nuove persone come fossero semplici starnuti intrattenibili. E lottando lottando si guardano anche i film di Siani, e si strozzano ridendo a squarciagola con una briciola dell’ultimo roccocò della nonna. Sono i Napoletargici, dormono attaccati alla tetta della loro community azzurra e vivono il loro sogno di fatata-inciviltà come fosse la più bella delle realtà disneiane. Se suona la sveglia la colpiscono con un pugno, si voltano di là e tornano a dormire.

Saviano è una di quelle sveglie. Non va bene perché dice la verità, rovina i sogni. Ha inventato Gomorra, adesso il mondo penserà male di noi, non vedrà quanto siamo tutti bellini chiattulilli e pettinati mentre passeggiamo sul Lungomare Liberato, con i turisti. A volte siamo anche seduti a tre sugli scooter senza casco e facciamo ciao nella telecamera di Luca Abete, quell’altro maledetto che pure ci vuole svegliare, che si arricchisce parlando male di Napoli a Striscia la Notizia.
Si arricchiscono alle nostre spalle. Saviano è diventato ricco parlando male di noi che lottiamo tutti i giorni, allora noi non gli vogliamo bene a Saviano, lui è brutto e avido mentre Napoli è bella e basta, e pure noi siamo belli, che lottiamo sempre e non ce ne andiamo da qui.

Li vedi ovunque. Tamarriformi o pseudointellettuali anche apparentemente forbiti e discettanti, ma dentro di loro, sotto la pelle, come un visitor (per chi se li ricorda) c’è sempre il tipo grassoccio sullo scooter, il sorriso ebete, il babà in mano e il selfie con il mare dietro.

Anche Siani è diventato ricco grazie alla sua brutta rappresentazione di Napoli ma lui non corre alcun pericolo. Anche la sua fotografia della città è verissima e tanto grave quanto quella della Camorra di Saviano. È un fatto accertabile in questi giorni. Come bravi documentaristi di National Geographic fate finta di niente e andate a controllare nei multisala. Scoprirete che su ogni singolo seggiolino dei cinema riempiti dai film di Siani, siede un caso umano senza età, una persona con uno spessore culturale a metà tra un friariello e un cannolo fritto, un essere che è e sarà un problema serio e tangibile per il futuro di Napoli, grave quanto quello rappresentato dai clan. Già. Io mi sento molto più imbarazzato e messo in pericolo da un film di Siani che da un libro di Saviano. Se fossi il sindaco, al noto comico direi di nascondersi e vivere sotto scorta, una scorta che gli impedisca di fare film e scrivere libri (si, anche lui scrive libri). Una scorta addestrata che esploda colpi dissuasivi in aria non appena Alessandro si avvicini a una macchina da presa.

A Roberto Saviano invece sono grato, per avermi detto le cose come stanno e per avere ancora voglia di farlo, malgrado l’esistenza e l’ignavia dei suoi conterranei. Non sono invidioso dei suoi soldi, primo perché non saprei esserlo e secondo perché in quella situazione non ti godi nessuna ricchezza, e chi ha un barlume di intelligenza e le scuole dell’obbligo fatte può anche intuirlo. Anzi caro Roberto ti augurerei di poterti davvero divertire un giorno con i tuoi soldi, perché (se poi davvero ce li hai) te li meriti tutti.