Di Canio fascista distratto per contratto SKY

Di Canio minimizza ma non condanna le sue simpatie fasciste. Pur di aver nuovamente un contratto SKY, l'ex calciatore rinnega la sua storia. E' triste che il vil denaro sia capace di farti capire idea, anche se questa idea era sbagliata

Di Canio rinnega il suo passato

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Di Canio cerca di rifarsi la verginità politica e di riconquistare un lucroso contratto con SKY. Dopo l’estromissione dalle trasmissioni della pay tv per il tatuaggio DUX sulla pelle Di Canio si confessa al Corriere della Sera ( leggi intervista) nel tentativo di minimizzare le sue chiare simpatie fasciste. Nel corso dell’intervista Di Canio minimizza le proprie parole ed i propri gesti. Ma non condanna esplicitamente la dittatura.

Certo Di Canio ammette l’errore del saluto romano in occasione del derby vittorioso contro la Roma, gesto peraltro ripetuto più volte in altre gare ed altri stadi. Ma non rinnega le sue simpatie fasciste e la convinzione che il fascismo – quello della catastrofica bellica e delle leggi razziali – qualche cosa di buono l’aveva fatta per l’Italia. Sono tanti a dire che quando c’era LUI i treni arrivavano in orario. Di Canio non ha fatto altro che ripetere questa idiozia per tutta la vita.

Disprezzo i fascisti, ma più dei fascisti disprezzo coloro che per interessi economici cambiano idea e rinnegano persino i tatuaggi che si sono fatti sulla pelle. Un personaggio che si tatua DUX sulla pelle non ha bisogno di spiegare nulla. Abbiamo ben compreso chi sia e come la pensi. Non sono stupito che SKY l’abbia sbattuto fuori, ma piuttosto che abbia ingaggiato un personaggio del genere. Va bene Di Canio nelle arene del calcio per eccitare gli istinti più beceri dei tifosi invasati, ma non è certo adatto ai fighetti studi della pay tv dove trionfano conduttrici patinate come Diletta Leotta e commentatori perfettamente pettinati come Leonardo.

Di Canio che come un invasato saluto romanamente la Curva Laziale è un pessimo spot per il calcio e lo sport. Avrebbero dovuto bloccarlo già in quel momento, ma evidentemente batteva a destra anche il cuore dei controllori.

E’ triste che Di Canio, che almeno finora era sempre stato coerente con la sua fede fascista, finga di dimenticare tutto per  la pagnotta ed il gustoso companatico della pay-tv. Forse la sua era tutta scena. Non era quel guerriero senza macchia e senza paura che voleva farci credere. E’ bastato un licenziamento per fargli rinnegare tutto o quasi, eppure non gli mancava certo di che vivere. Un fascista a giorni alterni e per convenzione è peggio molto peggio di un fascista vero.