Il gioco di Gerald – Carla Cugino e Bruce Greenwood protagonisti

Comincia a prendere il giusto ritmo la trasposizione del capolavoro di Stephen King sul grande schermo. Dopo uno stallo di più o meno un paio di anni, la scelta dei due attori protagonisti de Il gioco di Gerald dovrebbe accelerare i tempi per il primo ciak. Sarà un bel carico da paura.


INTERAZIONI: 7

Dare ampio spazio alle perversioni sessuali nella letteratura, così come nel cinema, è un gioco da ragazzi. Darne però ampio spazio, stravolgendo un turbinio di passioni per mutarle in un angosciante altalenarsi di paure e deliri, è invece un gioco che in pochi possono fare. Almeno ad un certo livello. Stephen King è sicuramente uno dei pochi. Sono passati ormai quasi due anni (qui per la precisione) da quando accennammo la prima volta di questo progetto cinematografico: portare sul grande schermo Il gioco di Gerald, un capolavoro letterario del citato indiscusso maestro. Nel frattempo la cosa è andata, anzi sta andando, un po’ a rilento ma, come si dice, meglio tardi che mai.

Ci sono infatti novità in merito che stanno smuovendo le acque e non sono da poco: riguardano la scelta degli attori protagonisti, che a quanto pare saranno Carla Cugino e Bruce Greenwood. Loro rivestiranno quindi i panni di Gerald e Jessie Burlingame, i due coniugi che, intenti a trastullarsi in un giochino erotico a base di manette, si ritroveranno in una situazione tutt’altro che piacevole. Alla regia ci sarà come già risaputo Mike Flanagan, il quale firmerà la direzione basata su una sceneggiatura curata da lui stesso e da Jeff Howard. Il resto del cast comprende poi Henry Thomas, Carel Struycken, Kate Siegel, e Chiara Aurelia.

Ora comincia a montare l’attesa per il primo ciak e per quanto riguarda eventuali sviluppi: ci vorrà sicuro almeno un anno, ma l’accelerazione dopo due anni di alti e bassi sembra esserci stata. E il risultato? Sarà interessante vederne gli sviluppi calcolando che, dando per scontato che sia fedele alla trama, buona parte del film dovrebbe svolgersi più o meno su di un letto; vien da ricordare l’ambientazione di Misery non deve morire ma, oltre il letto, di comune non c’è nient’altro. Non aggiungiamo altro per non spoilerare eventuali non lettori del romanzo. Tutto il resto sarà paura. Una sana e corposa altalena di terrore, danzante nel buio delle nostre fobie inconsce e sopite, così come Stephen King ci ha abituati ad osservare. Insomma, lunga vita al Re.