Luca Marinelli a Giffoni 2016 dal “fiume in piena” Jeeg Robot all’eredità di Claudio Caligari (video)

La masterclass di Luca Marinelli a Giffoni 2016: i ruoli in Lo chiamavano Jeeg Robot e Non essere cattivo raccontati ai ragazzi (video)


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Non solo incontro con le giurie per Luca Marinelli: ospite a Giffoni 2016 per la 46esima edizione del festival del Cinema per ragazzi, l’attore de Lo chiamavano Jeeg Robot e Non essere cattivo ha parlato anche ad una sala di aspiranti esperti del mestiere con la speciale masterclass che si è tenuta all’Antica Ramiera di Giffoni.

Come aveva già spiegato ai Simons nella nostra intervista realizzata in Cittadella, con gli ultimi due film realizzati si è calato in personaggi dall’indole negativa in cui ha sublimato tante ispirazioni arrivate dalle sue letture e dalle pellicole viste da ragazzino, su tutti Dylan Dog e Il silenzio degli innocenti.

Anche nella masterlcass l’attenzione dei ragazzi si è concentrata sui ruoli che gli hanno regalato la ribalta nazionale, facendone uno dei volti nuovi del cinema italiano: lo zingaro di Jeeg Robot e il tossico Cesare di Non essere cattivo rappresentano certamente due personaggi controversi e difficili da riportare sullo schermo rendendoli credibili e capaci di generare empatia col pubblico.

Se l’esperienza sul set de Lo chiamavano Jeeg Robot è stata elettrizzante per l’entusiasmo del giovane regista Gabriele Mainetti (a sua volta ospite di Giffoni 2016 ai microfoni di OM), quella con Caligari è stata l’insegnamento della vita per il giovane attore romano, che ha vissuto il maestro negli ultimi mesi di vita, prima che si spegnesse senza riuscire nemmeno a vedere il film nelle sale.

Tra i momenti più intensi della masterlcass certamente le parole d’elogio per Caligari, rappresentative dell’eredità che il regista ha lasciato agli attori con cui ha lavorato.

Aveva delle intuizioni fantastiche, in poche parole riusciva a spiegare una scena. Mi ricordo di aver commentato con lui la scena in cui Cesare parla con la madre dei farmaci per la bambina. Dissi a Claudio che Cesare forse era arrabbiato con la madre. Mi disse che Cesare sarebbe stato un idiota a pensarla così. E io mi chiesi: “Ha dato dell’idiota anche a me?”. Mi insegnò che avevo giudicato il personaggio. Lui era così, poi però esplodeva in complimenti fantastici. L’insegnamento di Claudio è stato quello di non considerare il pubblico come una massa di persone che non capiscono, se vuoi fare una cosa la fai senza porti dei limiti, senza avere paura né fare compromessi. Ha fatto solo tre film in carriera e quasi non riusciva a finire Non essere cattivo. Forse ho sbagliato quando ho detto che con Claudio si è spento quel tipo di cinema, e invece in ognuno di noi c’è un granello di Claudio, in tutti coloro che hanno amato il film. Lui continua a vivere con le persone che lo portano con sé.