Deepwater Horizon – eroi, colpe e meriti di una sciagura evitabile

Un film per raccontare l’immane disastro del 2010 al largo del golfo del Messico. L’esplosione di una piattaforma petrolifera e il conseguenziale inquinamento delle coste, con danni irreparabili e constatabili tuttora. A raccontarcelo con la giusta spettacolarizzazione Mark Wahlberg & C. A descriverlo, nella nuda realtà dei numeri, le fredde e reali cronache di quei giorni.


INTERAZIONI: 9

È passato poco più di un mese dal referendum che ha interessato l’Italia, quello del 17 aprile, comunemente conosciuto come “referendum sulle trivelle”. A vedere le immagini di questo primo trailer di Deepwater Horizon, mi sovviene istintivo un pensiero provocatorio, anzi due: Uno, chissà se il risultato sarebbe stato lo stesso se un episodio simile fosse successo di recente al largo delle nostre coste, e due, chissà se i risultati sarebbero stati gli stessi, se questo film fosse stato trasmesso qualche mese prima della data delle votazioni. Perché è innegabile che il fiume mediatico che accompagna ogni nostro pensiero influenzi non poco il nostro agire. È un dato di fatto. Ad ogni modo, mentre a noi cittadini del suolo italico non resta che incrociare le dita per il futuro, probabilmente quelle stesse dita che incrociate con troppa superficialità da lungo tempo non consentono la tenuta della matita elettorale, qui si parla della ricostruzione cinematografica del più grave disastro ambientale della storia americana, quello che colpì appunto la piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, della British Petroleum. Lo sversamento che ne seguì, nel Golfo del Messico, iniziò il 20 aprile del 2010 e terminò il 4 agosto dello stesso anno. 106 giorni dopo. Vale a dire: circa 3 mesi e mezzo di continua fuoriuscita di materiale grezzo dal pozzo Macondo, a 1500 metri di profondità.

E tutto questo è diventato un lungometraggio, come nella migliore delle tradizioni cinematografiche (non solo Hollywoodiane) dal titolo appunto di Deepwater Horizon, con protagonista Mark Wahlberg. Il film avrà ovviamente la sua componente spettacolare, incentrata soprattutto sul lavoro duro e coraggioso degli uomini impiegati al lavoro sulla piattaforma in questione. Ma l’enfasi delle immagini, di sicuro si accentua con la ricostruzione dei momenti stessi che precedono l’avvenuto disastro; un’enfasi perciò drammatica perché ci racconta di un qualcosa che è realmente accaduto, ma che non doveva accadere, perché evitabile. Facile ragionare col senno di poi. Ci sarebbe però da riflettere su come l’ottica ambientalista è purtroppo condannata a subire facili revanscismi da parte di certi “atteggiamenti produttivi”, perché fondamentalmente è stata assorbita, metabolizzata e per certi versi resa innocua, da schieramenti politici che l’hanno resa alleata, ma solo per un mero calcolo elettorale. E il risultato forse è stato che di certe tematiche se ne è sconfitto il potenziale. In Italia questo è piuttosto evidente. In altri contesti forse è più velato, mimetizzato da meccanismi a lunga gittata.

E allora nel frattempo “godiamoci” i disastri sul grande schermo, confortati dall’immancabile rammarico del senno di poi, che un po’ ci fa da alibi cullandoci le coscienze. Ma, fermo restando che il contributo di una trasposizione cinematografica rimane di per sé sempre valido, utile quanto meno a tenere alta la memoria e perciò la soglia di attenzione, rimane però il dubbio, beffardo e paranoico, che lobby del potere avvezze al profitto e non di certo alla salvaguardia ambientale, sghignazzino dell’effetto tutt’altro che dirompente per una siffatta comunicazione dei rischi. Senza scadere in facili e tentatrici teorie complottistiche.

Il cast di Deepwater Horizon comprende anche Kate Hudson, John Malkovich, Dylan O’Brien, Kurt Russell e Gina Rodriguez: sono diretti dal regista Peter Berg. Il film debutta nelle sale americane il prossimo 30 settembre 2016. C’è un trailer in lingua originale.

Trailer: