La strage di Capaci ventiquattro anni dopo. La parola alla nostra OES Ruxandra Grigoras

L'intervista a Ruxandra sul ventiquattresimo anniversario della morte del giudice Falcone


INTERAZIONI: 7

23 maggio 1992 è una data simbolo di una ferita aperta del nostro paese. Oggi ricorre il ventiquattresimo anniversario della strage di Capaci, in cui morì Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tutta la scorta del magistrato. Oggi in tutta Italia ci sono manifestazioni di commemorazione, i lettori di OptiMagazine vorrebbero sapere qual è il pensiero di Ruxandra a riguardo.

La mafia è questa brutta creatura contro la quale eroi, come Giovanni Falcone, hanno lottato pur sapendo il rischio al quale andavano incontro. Ma proprio per questo sono diventati i nostri eroi, e ovviamente non bisogna ricordare il loro nome solo in questi giorni simbolici, ma bisogna far si che il loro nome venga sempre associato ai giusti principi che guidano le nostre vite e tramandarli a nostra volta. Questo sarebbe un buon modo di commemorare tutte le vittime della mafia.

“Gli uomini passano, le idee restano”, una delle frasi più celebri del magistrato siciliano, cosa credi voglia dire?

Questa frase ci suggerisce proprio quello che stavo dicendo. Falcone ha dato la sua vita per dei valori, degli ideali, per la società, per difendere i diritti e la dignità che spetta ad ognuno di noi. Lui non c’è più fisicamente ma le sue idee restano immortali. Il nostro grande compito ed unico modo per ringraziarlo tutti i giorni è quello di NON DIMENTICARE. Per questo considero essenziale il dialogo, il dibattito su questo argomento e gli incontri con i giovani nelle scuole, ai quali ricordo di aver avuto la fortuna di partecipare.

Numerosissimi sono i film che tematizzano quegli anni, uno tra questi è “La mafia uccide solo d’estate” diretto e interpretato da Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif. Optima ha partecipato alla co-produzione di questo film, di cui condivide ideali e messaggi, che affronta il tema della mafia in maniera diversa, ovvero si assiste ad una sdrammatizzazione del dramma. Credi sia l’approcio giusto per sensibilizzare e per avvicinare l’opinione pubblica alla causa? Anche Saviano, nel viralissimo video dei Jackal sostiene che “della camorra bisogna riderne”, tu credi che invece bisognerebbe affrontare la cosa diversamente?

Il genere di ” La mafia uccide solo d’estate” potrebbe essere definito come una “commedia amara”. Sulla mafia e sulle sue atrocità esistono tantissimi film, ma certamente questo contiene elementi di novità sul modo di raccontarla e penso che sia un approccio innovativo capace di catturare l’attenzione di una larga parte del pubblico. Inoltre il fatto di valorizzare i rapporti umani, i sogni, i desideri e l’amore penso abbia un grande effetto di contrasto con gli elementi riguardanti la mafia. Ciò non deve portarci a sottovalutare la gravità di tale fenomeno, ma a far capire a tutte le persone, che siano adolescenti o adulti, i concetti di giusto e sbagliato, normale e non normale, legale ed illegale, libertà ed oppressione. Purtroppo aspetti negativi oggi circondano il nostro vivere quotidiano e forse raccontarli con un tocco di ironia può farci veramente percepire la realtà dei fatti.

Credi che la gente sia ancora troppo disinteressata? Credi che la lotta all’omertà sia ancora lungi dall’assere vinta?

Non penso che la gente sia disinteressata. Credo che coloro che vivono da vicino una realtà mafiosa abbiano ancora tanta paura ed insicurezza per quanto riguarda la protezione da parte dello Stato. Giustamente sentendo fino a quale punto la mafia si sia infiltrata, le persone perdono la speranza e la fiducia. Una parola detta alla persona sbagliata potrebbe mettere in pericolo la propria famiglia e le persone vicine. Forse non tutti hanno il coraggio di rinunciare alla propria vita e penso non siano da condannare perché già il fatto di portare sulle spalle un peso del genere è una condanna. Poi c’è l’altra parte di persone che forse non essendo mai stata in contatto diretto con episodi di stampo mafioso non riesce a percepire il reale pericolo. A questo si può sopperire però, attraverso il continuo ricordo di fatti accaduti ed il racconto di come agiscono le organizzazioni mafiose, affinché tutti abbiano gli elementi per comprendere e anche per proteggersi. Quindi l’interesse c’è ma come disse il grande Tucitide : “i forti fanno ciò che vogliono ed i deboli subiscono ciò che devono”. Abbiamo bisogno quindi di diventare noi i forti, attraverso uno Stato giusto ed onesto.

Tu vivi a Sanremo, credi che nel Nord Italia ci sia un percezione diversa del problema? Credi che sia solo un problema del Sud?

Effettivamente personalmente non ho mai riscontrato situazioni dove fosse implicata la mafia. Ovviamente non si tratta solo del Sud, ma è un problema che coinvolge tutto il nostro Paese ed oltre direi. Il fatto che si parli più che altro del Sud forse in realtà distoglie l’attenzione sul Nord e cioè sul fatto che anche nella parte settentrionale esiste eccome la mafia, solo che è organizzata in un modo più “silente” potrei dire, ma altrettanto pericoloso. Nel 2012 ad esempio venne sciolto il primo comune per mafia della Liguria, cioè Ventimiglia. Questo è solo uno degli episodi più clamorosi forse nella mia zona anche se recentemente tale provvedimento è stato dichiarato illegittimo. Dove circolano tante voci e tanti indizi, un fondo di verità c’è sempre, e la mafia è una piovra che allunga i tentacoli ovunque. Il solo “sospetto” dovrebbe essere preso con più serietà e con provvedimenti più rigidi affinché sia chiaro a tutti a cosa si va incontro.

Falcone ha detto che si può sempre fare qualcosa, tu sei d’accordo? Ma soprattutto, secondo te cosa si può fare e in che modo?

Si può sempre fare qualcosa. in primo luogo, i giovani vanno tutelati e tenuti alla larga da questi ambienti, in cui si vendono false illusioni e speranze di un futuro di potere e ricchezza. Un altro grande problema da risolvere è la corruzione. La mia visione realista certe volte mi fa percepire questo come una lotta senza fine, dove chi ha il potere non si sentirà mai sazio e chi non lo ha farà di tutto per ottenerlo. C’è però ancora la speranza e l’unica soluzione è lavorare sui giovani. Bisogna sviluppare quel senso di ripudio verso la mafia fin da piccoli. Come ci insegnano i genitori che il fuoco può bruciarci, così le scuole, le famiglie e le associazioni devono insegnarci che la mafia uccide e bisogna trovare sempre il coraggio di non sottomettersi a questa malvagia creatura.