Il Festival di Cannes e la visione del cinema del nostro Optima Erasmus Student Dario Rizzo

L'intervista al nostro OES Dario Rizzo: dal Festival di Cannes al suo film preferito


INTERAZIONI: 61

Sono giorni di fervente attività per il cinema internazionale. Terminerà il prossimo 22 maggio il 69° Festival di Cannes, tu di solito lo segui? Che rapporto hai con il cinema?

Per me il cinema è qualcosa di speciale, un mondo a parte in cui le persone possono trovare storie, emozioni, lezioni. Sul grande schermo il pubblico può passare in un attimo dal vivere uno scorcio di quotidianità all’assistere al coronamento di un sogno. Da una poltroncina ad uno schermo, la distanza si azzera quando subentra la passione, l’emozione e la curiosità. Mi piace andare a vedere un film non quando son sicuro che mi possa piacere ma proprio quando ho il dubbio che possa essere di mio gusto. Bisogna sempre assecondare e alimentare la curiosità. Adoro seguire i festival legati al cinema, siano essi internazionali o nazionali. Seguo spesso questi festival perché mi piace sapere di più riguardo un film, guardarlo e criticarlo prima ancora che si diffonda l’onnipresente opinione di massa, che molto spesso, anche inconsciamente, finisce per influenzare il giudizio. Seguo molto anche il festival del cinema emergente italiano di Nizza, da dove ogni anno vengono alla luce belle sorprese. Un altro tipo di cinema che apprezzo e seguo molto è quello che riguarda e coinvolge i più piccoli. Un esempio su tutti è il Giffoni Film Festival che, nato a livello regionale, in poco tempo ha raggiunto un successo internazionale, il suo valore ormai è universalmente riconosciuto. Il regista François Truffaut nel 1982 scriveva: «Di tutti i festival del cinema, quello di Giffoni è il più necessario».

Pensi che tutto il rumore intorno a questi eventi: look glamour sul red carpet, rumors sulle vite private dei divi, grandi sponsor ecc., oscurino la vera essenza della manifestazione o credi che invece attirino l’attenzione anche dei meno appassionati?

Oggi è sempre più facile criticare tutto ciò che comporta fasto, denaro e riflettori accesi, che si parli di cinema, di calcio o di mondanità. Forse andrò controcorrente ma credo che tutto ciò sia necessario. Un albero di Natale senza luci non è altro che un abete. Con le luci, l’abete perde la sua essenza oppure viene esaltata oltremodo? Il cinema è la stessa cosa, senza luci, flash, ostentazioni cosa resta? Resta il film, giusto, ma si parla di mondo del cinema proprio perché tutti questi ingredienti mescolati insieme lo rendono unico e magico. I rumors, le vite private degli addetti ai lavori, gli scandali fanno parte del gioco, ma il pubblico appassionato al mondo del cinema può anche farne a meno, o per lo meno sono cose che non intaccano minimamente la qualità e l’unicità dell’evento o del prodotto finale. Poi c’è anche quella fetta di pubblico che proprio a causa di questi ingredienti o per la passione o ammirazione per un singolo attore o attrice si avvicina al cinema e al film, cosa che non mi sento di criticare. L’importante è essere coscienti di cosa si cerca e di cosa si apprezza veramente.

Quest’anno, alcuni dei film nostrani presentati a Cannes sono: “Fai bei sogni” di Marco Bellocchio, tratto dal romanzo di Gramellini o ancora “La pazza gioia” di Paolo Virzì e anche “Pericle il nero” di Stefano Mordini. Credi che il cinema italiano all’estero sia ben rappresentato?

Non ho ancora visto questi tre film, ma lo farò sicuramente presto. Credo che l’Italia sia degnamente rappresentata. Tutti i film di Virzì forniscono al pubblico piccoli spaccati di vita quotidiana. Lo scorso anno grande successo anche per Moretti e Garrone. Quest’ultimo è passato dal rappresentare storie “all’italiana” come “Gomorra” e “Reality”, a cercare di dare un tocco internazionale con il “Racconto dei racconti”, mantenendo però sempre il senso del grottesco come punto in comune.

Tra i film in concorso c’è Pedro Almodovar con “Julieta”, il regista spagnolo si annovera tra i tuoi preferiti? Quale tra i suoi film ti è piaciuto di più?

Almodovar è uno dei miei registi preferiti. Lo reputo un precursore soprattutto per la trasposizione sul grande schermo di quegli argomenti che per tanto tempo sono stati dei veri e propri tabù. Il suo cinema è disarmante, crudo ed a tratti introspettivo. A mio avviso, il film che più di tutti lo rappresenta ed apprezzo è “Tutto su mia madre”.

Quest’anno il festival dedica uno spazio a registi che sono delle vere e proprie star nel firmamento del cinema, come Allen, Loach e Spielberg. Tre aggettivi per descrivere ognuno di loro.

Allen: irriverente, nevrotico, geniale; Loach: impegnato, realistico, schivo; Spielberg: indelebile, eclettico, scenico.

Il film più bello di tutti i tempi per Dario Rizzo e perché.

Dire il Gladiatore può sembrare scontato e semplice, ma è veramente un film che ogni volta che lo guardo, nonostante conosca già trama e finale, riesce a tenermi col fiato sospeso. Invece il mio attore preferito è Carlo Verdone. Per me è un maestro indiscusso di comicità, ironia e carattere. Sono cresciuto con le sue trasformazioni e studiando i suoi personaggi, guardando ogni film anche più di dieci volte. Quello che amo del suo cinema è il modo in cui esalta ed esaspera ogni minimo dettaglio dei suoi personaggi, giungendo a far di ognuno di essi uno stereotipo in cui chiunque può ritrovarsi o riconoscere un conoscente o un amico. Il suo non è un cinema di sogni, desideri e grandi eventi, lui narra la quotidianità rendendola unica e speciale, al punto da farla sembrare normale. Tra tutti i film di Verdone non posso sceglierne uno in particolare, li amo tutti.