Stonewall – l’inevitabile urgenza della ribellione

Un episodio che valse la dignità del movimento lgbt: Stonewall ha sancito un momento storico importante, nonostante certe inversioni di tendenza che riaffiorano un po’ ovunque. Il luogo diventerà monumento nazionale e il film potete anche non vederlo. L’importante, però, è che non facciate finta di non vedere certi anacronismi. Ingiusti, al di là della provenienza.


INTERAZIONI: 7

Ci si può considerare fortunati nell’assistere a ciò che nel parlare comune vengono sommariamente definiti come cicli e ricicli storici? Ovviamente dipende. Ma diciamo che già è qualcosa se si ha la lucidità di riconoscere un momento del genere. L’esempio potrebbe venire appunto da questa notizia, che poi sposa cronologicamente l’uscita della pellicola inerente. Stonewall è il film infatti che da ieri ha esordito nei cinema italiani, incentrato sullo storico episodio di rivolta della comunità lgbt avvenuto nella notte del 28 giugno 1969 proprio allo Stonewall Inn, nel Greenwich Village di New York. Obama vuole che diventi monumento nazionale. Bene.

E guardiamo oltre. Perché talune “non accettazioni” passano inevitabilmente anche per una certa trasversalità storico-religiosa; rimangono inevitabilmente ancorate ad etiche del peccato di dogmatica memoria. Roba sepolta e ri sepolta più volte nel corso della storia, ma che inevitabilmente torna a galla, a seconda del periodo storico che si attraversa, circumnavigando gli umori flebili e facilmente pilotabili delle masse. L’episodio e la pellicola ne sono testimoni: nel 69 e giù di lì c’era un certo fermento, di cui non stiamo certo ad indagarne lati positivi e lati negativi.

C’era però innanzitutto la voglia di rimettere in discussione parecchie cose, la curiosità di aprirsi oltre certi schematismi accettati, spesso troppo subordinatamente e allora certe “diversità” potevano sicuramente provare a fare breccia nell’opinione pubblica e nella mentalità conformista imperante. Oggi, in linea di massima, per varie ragioni si assiste da qualche anno ad un’inversione di tendenza. Senza menzionare confini geografici o religiosi. Di nuovo, Obama vuole fare di Stonewall un monumento nazionale? Ben venga. Perché certe conquiste, molte conquiste, sono appunto labili; al di là della loro eventuale ufficializzazione mediante normativa. E allora un simbolo, talvolta, può contribuire a riportare a galla un evento, un momento, una riflessione.

A proposito, la trama del film, se vi interessa racconta di come Danny Winters (Jeremy Irvine) giovane ragazzo di provincia, vede la sua vita cambiare radicalmente in seguito al suo coming out. Si ritroverà, inseguito da una sopravvivenza non semplice, ad essere accettato senza discriminazione in quella che si rivelerà essere una nuova splendida e allegra famiglia: coetanei con esperienze più o men simili, che si riuniscono appunto allo Stonewall Inn, storico locale nel Village. Da quel momento in poi, ci sarà ricordato come in alcuni casi, la storia insegna, ribellarsi ad uno stato di soprusi è paradossalmente un diritto da acquisire.
Stonewall è nelle sale da ieri; la regia è di Roland Emmerich. Se vi interessa, a seguire c’è il trailer. Se non vi interessa, fate in modo di non dimenticare, almeno, che certo comune vivere, certe tolleranze e certe chiusure reiterate all’insegna di una presunta esclusività, non vanno sicuramente in direzione di un vivere civile. Al di là delle leggi.

Trailer: