Cosa significa Hikikomori? Nel video servizio della puntata delle Iene andata in onda ieri 1 maggio, la giornalista Nadia Toffa ha svelato a buona parte degli italiani un fenomeno sconosciuto ma allo stesso tempo molto vicino a noi.
Per Hikikomori si intende una persona, quasi sempre giovanissima, che si autosegrega in casa, lontano da tutto e da tutti: unico contatto con il mondo esterno la televisione ma ancora di più internet e i videogiochi. Si tratta di un disagio psicologico vero e proprio che nasce in persone con una forte sensibiità, qualche volta anche con qualche trauma familiare pregresso.
Il link al video delle Iene sugli Hikikomori mostra tutte le fragilità di un paese come il Giappone, dove sono censiti ben 1,5 milioni di soggetti colpiti da questa patologia. Il forte progresso tecnologico ma anche le pressioni di una società per antonomasia perfetta e sempre in crescita, fa del regno del Sol Levante la patria incontrastata del fenomeno. Purtroppo, ciò non significa che anche in Italia non ci siano giovani affetti dalla stessa alienazione “tecnologica”: in effetti questi sono stimati in 30.000-50.000.
Ma qual’è il momento esatto in cui si puà parlare di Hikikomori? Secondo quanto riportato nel video delle Iene, i soggetti interessati sono quelli che non escono almeno da 6 mesi dalla loro camera, magari in questo lasso di tempo non consentono neanche che siano effettuate pulizie nel proprio ambiente e mangiano i pasti portati da loro genitori nello stesso contesto. Naturalmente 6 mesi sono il punto di partenza, visto che nel servizio c’è la testimonianza di un ragazzo chiuso in casa per ben 24 anni.
Dopo questo articolo credo sia più che chiaro cosa significhi Hikikomori: di certo l’alienazione tecnologia è solo un’avvisaglia di un disagio più ampio che richiede, in sostanza, cure mirate in centri dedicati con personale qualificato: proprio come nel caso proposto dal servizio delle Iene di Nadia Toffa.