Benedict Cumberbatch dà nuova vita a Shakespeare: recensione Amleto – National Theatre Live

Il 19 e il 20 aprile, Nexo Digital porta al cinema Amleto interpretato da Benedict Cumberbatch per National Theatre Live: ecco perché andare a vederlo

Benedict Cumberbatch dà nuova vita a Shakespeare: recensione Amleto - National Theatre Live

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Il mio rapporto con Amleto di Shakespeare non è mai stato dei più idilliaci. Anzi, al contrario: uno spettacolo teatrale visto al liceo, noioso come poche altre esperienze, mi ha fatto odiare quello che universalmente è considerato il capolavoro del Bardo.

Amleto – National Theatre Live è un adattamento della tragedia originale diretto da Lyndsey Turner per il National Theatre e distribuito nei cinema italiani da Nexo Digital il 19 e il 20 aprile 2016, in occasione del 400° anniversario della (presunta) morte di Shakespeare. Non voglio dire che nel momento in cui mi sono seduta al cinema partivo prevenuta, ma certamente non pensavo che questa sarebbe stata l’occasione in cui Amleto mi avrebbe finalmente stupita.

Complice la magistrale interpretazione di un immenso Benedict Cumberbatch, protagonista della scena anche mentre non parla e addirittura mentre non è presente, questa è la prima volta che Amleto mi trasmette dei sentimenti. Risate (sì, risate), panico, ansia, curiosità: niente a che vedere con le solite, asettiche rappresentazioni dei drammi di Shakespeare, che lo farebbero rivoltare nella tomba. Non c’è scolasticità, non c’è rigidità nella recitazione di questa tragedia: tutto sembra naturale, come se non fosse stato scritto nel 1600 in un inglese arcaico.

Vorrei poi soffermarmi nuovamente sulla performance di Benedict Cumberbatch, la cui bravura è pressoché impossibile da rendere a parole: bisogna vederlo per capire di cosa parlo. C’è bisogno di vedere in che modo incarna la pazzia e il tormento di Amleto, un personaggio facile da snaturare e non così tanto da interpretare. Cumberbatch ce la fa, ed egregiamente: rimane fedele all’essenza del personaggio, pur dandogli un soffio di vita del tutto nuovo e inedito.

Pollici in su, infine, per la scenografia e i costumi, che mescolano sapientemente il vecchio col nuovo, confondendo lo spettatore quel che basta per fargli capire di trovarsi né nel passato né nel futuro, ma in una dimensione dove, semplicemente, la vicenda di Amleto si dispiega davanti ai suoi occhi.

Al cinema, durante i venti minuti di intervallo che per amor dell’atmosfera teatrale sono stati filmati e proposti, dietro di me ho sentito alcune alunne parlare dello spettacolo con la professoressa che le aveva accompagnate. Non erano solo i muscoli di Benedict Cumberbatch ad attirare la loro attenzione: hanno detto, chiaramente, che trovavano lo spettacolo bello. La mia mente è tornata a quella tremenda rappresentazione cui avevo assistito al liceo, quando anche la mia professoressa aveva strabuzzato gli occhi dalla noia: se di rappresentazioni dei classici simili a questa ce ne fossero di più, forse il teatro diventerebbe un piacere più che un obbligo, più che un cartellino da timbrare alle scuole superiori e da lasciare a prendere polvere una volta superato l’esame di maturità.