Col ritorno del Commissario Montalbano su Rai1, Luca Zingaretti parla dell’addio al ruolo

Nuovi episodi de Il Commissario Montalbano in onda su Rai1 dal 29 febbraio, parla Luca Zingaretti: le dichiarazioni in conferenza stampa

Il Commissario Montalbano in onda su Rai1 dal 29 febbraio, parla Luca Zingaretti

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Le affascinanti avventure del Commissario Montalbano nella sua Vigata tornano su Rai1 con due nuovi episodi, dal titolo “Una faccenda delicata” e “La piramide di fango”, rispettivamente in onda su Rai1 lunedì 29 febbraio e 7 marzo 2016.

Dopo tre anni dall’ultima stagione, la nona, il cast è tornato sul set in Sicilia, in quello che è stato definito un momento di rifondazione per i film tv ispirati ai romanzi di Andrea Camilleri.

I due nuovi film sono stati presentati in conferenza stampa a Roma, alla presenza del cast formato da Luca Zingaretti, Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Sonia Bergamasco (la nuova Livia), Miriam Dalmazio e Alessandra Mortelliti, ma anche del regista storico di Montalbano Alberto Sironi e del produttore Carlo Degli Esposti.

Vero e proprio jolly per la programmazione della Rai, che vi fa affidamento ormai da anni con la certezza di ascolti impressionanti, Il Commissario Montalbano non sembra soffrire il passare del tempo: venduto in 65 Paesi, è rimasto un fiore all’occhiello delle produzioni della tv di stato. Cosa è cambiato nel personaggio di Montalbano in quasi vent’anni? Luca Zingaretti ha spiegato che fondamentalmente il personaggio è rimasto fedele a se stesso, ma è il contesto che è profondamente cambiato.

Più che il personaggio è cambiata l’Italia, è quasi mutata geneticamente, in 20 ani è cambiato tutto, forse in un ventennio siamo cambiati come non è successo in un secolo, è cambiato il mondo, il modo in cui ne fruiamo. Montalbano? Forse per alcuni aspetti oggi la realtà è più cupa, ma lui riesce a conservare la sua fanciullezza, aspetto che l’ha fatto amare dal pubblico, sia dai lettori che dai telespettatori. Nei libri i maggior cambiamenti di Camilleri su Montalbano sono legati all’età. Il Montalbano letterario è stanco, pensa alla morte, al termine di una scalinata ha l’affanno, in tv questo aspetto l’abbiamo tralasciato, un po’ per scaramanzia ma anche perché per un uomo della mia età, visto che ho vent’anni in meno rispetto al personaggio, mostrarsi affaticato sembrerebbe indice di una malattia più che di vecchiaia.

Il Montalbano di Zingaretti continua ad avere fortuna ancora oggi, dall’ormai lontano 1999, per una serie di fattori.

Questo personaggio è seducente, perché ha il baricentro della sua esistenza dentro di sé, non insegue la carriera e il profitto, ma solo quello di cui ha bisogno, la sua casa, il mare, Livia. Un personaggio che non ha il cartellino del prezzo, non è in vendita in un mondo in cui tutto lo è, afferma la sua unicità in tutto quello che fa. Credo sia il personaggio a cui gli uomini vorrebbero assomigliare e che le donne vorrebbero accanto.

In occasione della presentazione dei due nuovi episodi, Luca Zingaretti è tornato inevitabilmente su un discorso già affrontato più volte: abbandonerà prima o poi i panni del suo personaggio più noto?

Certo, ogni attore nella vita vuole cambiare e pensa ad un certo punto di smetterla con un personaggio, nel 2008 ho pensato di farla finita con Montalbano ma poi mi mancava. Allora mi sono detto: perché non farlo? Questo è un prodotto qualitativamente alto, mi impegna solo due mesi ogni due o tre anni, il resto del tempo lavoro su altri progetti. Sarebbe stupido negare che per gran parte del pubblico sono legato al personaggio di Montalbano, ma ci sono anche tanti pubblici diversi, quello della tv, del teatro, del cinema… io mi diverto professionalmente e umanamente, il giorno in cui mi stancherò e non proverò entusiasmo non lo farò più, ma fino a quando mi andrà di farlo, lo farò. Non mi sono mai sentito obbligato, nemmeno contrattualmente, è sempre stato un piacere ed è questa la benzina che ci ha portato a fare un buon prodotto all’altezza delle aspettative create, niente è mai stato fatto senza la passione necessaria.

Con la conferenza stampa è stata presentata anche la new entry Sonia Bergamasco, una Livia tutta italiana, cresciuta e pronta a condividere qualcosa di più con Salvo. Volto arcinoto della fiction italiana e del cinema (Una grande famiglia e Quo Vado?, giusto per citare le ultime produzioni sul piccolo e grande schermo), l’attrice si è detta onorata della possibilità di ricoprire questo ruolo.

La scrittura di questo personaggio e della serie ha una sua perfezione, quindi ho accettato subito convinta. Ci siamo ritrovati col desiderio comune che Livia parlasse italiano, un italiano vero, che rinsaldasse, a partire dalla scrittura, il rapporto intenso con Salvo, perlopiù vissuto a distanza, e che in questa età matura trovasse anche una sua morbidezza, un sorriso. Sono partita da quello che già c’era e che era perfetto, portando nel personaggio qualcosa di mio.

Il regista Alberto Sironi ha spiegato che quello interpretato da Sonia è il personaggio femminile che “rappresenta tutte le donne che hanno girato intorno a Montalbano in questi anni e le racchiude tutte, ne abbiamo presa una che vale per tutte ed è bravissima“. Il regista ha raccontato di essere tornato sul set con la volontà di riproporre le avventure di Montalbano in “una Sicilia antica con personaggi contemporanei, la nostra è una linea narrativa con un impatto mitologico“.

La nostra Sicilia è quasi finta, una Sicilia che non esiste: le piazze sono vuote, le auto non ci sono (questo è un aspetto che molti sindaci ci hanno copiato, liberando le strade dalla circolazione, dopo aver visto la serie), i personaggi caratteristici sono frutto di una ricerca lunghissima.

Sironi ha ricordato anche il primo provino di Zingaretti per Montalbano: “Sono rimasto a bocca aperta, un provino di otto pagine senza un’interruzione“. “Ma ci hanno messo sei mesi per dirmi sì“, ha ricordato l’attore.

Anche Cesare Bocci, interprete del vice Mimì Augello, ha spiegato qual è, secondo la sua esperienza, la forza della serie.

Montalbano non racconta solo storie ma anche rapporti umani, da qui l’affetto del pubblico. Tra Salvo e Mimì c’è una grande amicizia che li lega, la bellezza di Camilleri è dare anima ai personaggi che racconta e noi siamo fortunati ad interpretarli, siamo una squadra oltre che nella fiction anche nella vita, quello che sentiamo come uomini lo riportiamo nella finzione ed è una marcia in più, 18 anni ci hanno maturato anche in questo.

Ci sarà un film dedicato al personaggio di Montalbano? Sironi ha spiegato che Camilleri ha scritto l’ultimo Montalbano già da qualche tempo e ha raccontato la storia al regista, chiedendo però di rispettare il riserbo sul finale cui vuole destinare il suo personaggio: “Fare un film per il cinema sarebbe un’idea interessante, chissà“.