Il sapore del successo con Bradley Cooper: che il fornello sia con te

Il film di John Wells racconta una storia sentita mille volte: l’enfant prodige che dopo aver conosciuto l’altare e la polvere trova la forza per rimettersi in piedi. La novità è che stavolta la vicenda si svolge in cucina. Un film assai poco elaborato su piatti molto elaborati. Buon appetito.

Il sapore del successo con Bradley Cooper

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Adam Jones (Bradley Cooper) era l’enfant prodige della cucina mondiale, chef rockstar due stelle Michelen a Parigi. Poi “ha mandato tutto a puttane” tra alcol, droga, donne. Intenzionato a rimettersi in piedi, poiché non crede nell’analisi, s’è inflitto una punizione da samurai, per ritrovare equilibrio e dignità: confinarsi in una bettola di New Orleans (modello “i peggiori bar di Caracas”) a sgusciare un milione di ostriche. Adesso è pronto per la rivincita: andare a Londra, prendersi il posto di chef in uno dei ristoranti più esclusivi della città e conquistare l’agognata terza stella.

Il sapore del successo di John Wells sfrutta l’ossessione planetaria per il cibo per raccontare una vicenda che inanella i luoghi comuni del genere. Adam è un ambizioso roso dall’ansia di perfezione, genio e sregolatezza alla ricerca della seconda possibilità dopo un’esistenza alla deriva, un sopravvissuto che vuole fare le cose secondo le regole della vecchia scuola (il personaggio ammaccato dalla vita con stile vintage incorporato è sempre molto stiloso).

Il sapore del successo ha una cadenza militaresca: cliché inevitabile di questo tipo di storie, che però, a sentire il vero chef consulente del film, lo stellato Marcus Wareing che ha imparato il mestiere col sergente di ferro Gordon Ramsay, corrisponde precisamente a quanto accade in cucina, dove invece di “signorsì signore” tutto il team ripete “sì chef!”. E situazioni e linguaggio seguono di conseguenza, con i componenti del dream team  scelti uno a uno secondo un modello alla Sette samurai. C’è quello prelevato all’uscita dal carcere, come fossimo nei Blues brothers, ma senza ironia (Riccardo Scamarcio, con un ruolo defilato); la chef talentuosissima con cui scoccherà l’inevitabile scintilla (Sienna Miller); il pulcino (Sam Keeley) che metterà le ali il quale, per descrivere Adam alla fidanzata, parla di guerrieri Jedi e Yoda. Che il fornello sia con te.

Potremmo andare avanti a lungo: perché c’è anche la nemesi Reece (Matthew Rhys), con cui Adam aveva lavorato a Parigi e che ha già conquistato le tre stelle, cucinando in un pazzesco ristorante santuario (o sanatorio, talmente abbacinante è il biancore del locale); e non manca la donna amata che riemerge dal passato (Alica Vikander). Si salva giusto il maître Tony (Daniel Brühl), rampollo di famiglia che dà un’occasione ad Adam perché è innamorato di lui.

È curioso che Il sapore del successo, con un protagonista religiosamente votato alla ricerca dell’abbinamento perfetto di sapori sia poi preparato con ingredienti narrativi così scadenti. C’è un gran lavorio di impiattamenti di elaboratissime sculture alimentari, come usa oggi, ma la passione e il significato della cucina restano in ombra, sacrificati sull’altare della meccanicità degli snodi del racconto e dell’obiettivo finale. Che non è il sapore ma, al solito, il successo. Buon appetito.
https://youtu.be/UoOYr-5Hd74