30 anni esatti dall’omicidio di Giancarlo Siani, il coraggioso giornalista del Mattino ucciso per le sue inchieste su criminalità e malaffare. Un agguato vile ed efferato. La vita ed il corpo di Giancarlo Siani dilaniati senza pietà a bordo di quell’utilitaria sgangherata diventata un simbolo di passione e riscatto civile.
Aveva appena 29 anni, Giancarlo Siani quando venne ucciso in circostanze chiarite fino ad un certo punto dalle indagini e dai processi. Che immagine orribile quella del corpo di Giancarlo Siani straziato dalle pallottole degli aguzzini. Un’immagine che fotografa il senso di una vita piena, pienissima seppur breve, brevissima. Giancarlo Siani aveva piena consapevolezza del destino che l’attendeva. Sapeva che i suoi articoli, le sue inchieste, il suo rigore giornalistico l’avrebbero esposto a pericoli gravissimi.E questo rende ancora più importante il suo sacrificio.
Di Giancarlo Siani ho sempre apprezzato la solidità delle documentazioni a supporto degli articoli. Ogni parola, ogni rigo erano severamente vagliati e confrontati. Giancarlo Siani non parlava per sentito dire. Quello che metteva nero su bianco era il racconto dei fatti, non la retorica sommatoria di pregiudizi o sentenze sommarie.
Era convinto che i lettori fossero in grado di distinguere il bene dal male, di schierarsi dalla parte giusta. A patto però che fossero correttamente informati su persone, comportamenti, fatti. Il giornalismo come missione! A tanti anni di distanza i suoi articoli, scritti per la cronaca quotidiana, sono ancora di grande attualità. Molti dei nodi denunciati da Giancarlo Siani sono ancora presenti e soffocanti. Ma il martirio di Giancarlo Siani rappresenta un’iniezione di coraggio. E’ diventato il simbolo del possibile riscatto. Della voglia di dire non alla violenza ed ai soprusi. Ed ha ispirato quel fragile corpo senza vita di Giancarlo Siani robuste iniziative nazionali ed internazionali per la giustizia e la libertà, per la verità. Proprio come sarebbe piaciuto a Giancarlo Siani