Aiutiamo la Tunisia. Difendiamo il nostro futuro

Anche io ho preso il sole sulla spiaggia di Sousse bagnata dal sangue degli inermi turisti. Un massacro spettacolare per terrorizzare chi non la pensa come i fanatici del Terrore. Un colpo mortale in un paese che pratica la tolleranza civile e religiosa e che non può esser lasciato in balia dei suoi carnefici

Tunisi nel Terrore

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Povera la mia Tunisia. Ancora una volta la Tunisia diventa la scena di un crimine orrendo contro l’umanità. Il sangue scorre ancora in Tunisia, sulla spiaggia di Sousse dove ho preso il sole anche io. Mai avrei potuto immaginare che, in una spiaggia della Tunisia, intento a prendere il sole qualcuno potesse uccidermi. Adesso capisco il perché. La Tunisia è diventata, prima il museo del Bardo poi la spiaggia di Sousse, un palcoscenico dove le milizie del Terrore uccidono soprattutto per amplificare il Terrore in tutto l’Occidente. Ma anche per imporre il loro dominio ad un popolo libero e fiero. Che rispetta gli ospiti e non ama gli integralismi specialmente quelli che – bestemmiando –  armano la mano dei peggiori criminali del tempo moderno.

Conosco la Tunisia dal 1993. Mi ci accompagnò la prima volta, ero con una delegazione d’imprenditori conservieri, Maurizio Valenzi che è stato anche un grande sindaco di Napoli. In Tunisia, dove aveva contribuito alla lotta per l’Indipendenza, Maurizio Valenzi era considerato un eroe nazionale. Grazie a lui scoprimmo un paese, la Tunisia che voleva cambiare il corso della sua storia: istruzione popolare, controllo demografico, diritti civili, relazioni economiche con investitori stranieri.

La Tunisia era tollerante, non conosceva conflitti etnici o religiosi. Le donne, in Tunisia, potevano vestirsi come meglio credevano. Sono tornato spesso in Tunisia. Ho registrato il fiato corto del processo democratico, la corruzione crescente. Ma anche la voglia di esser un paese diverso. Incapace di fanatismi violenti. Ed ho fatto anche il bagno sulla spiaggia di Sousse verificando la vivacità economica di un territorio dove prima c’era miseria e disoccupazione.

Adesso che i turisti sono stati uccisi e, per anni, non ne arriveranno più in Tunisia la miseria e la disperazione torneranno ad impadronirsi di questo popolo. E quando sei disperato sei costretto a cedere ai tuoi carnefici. A diventare anche tu un soldato di questa guerra dichiarata a chi la pensa e vive in in modo diverso.

Aiutare la Tunisia è un dovere della comunità internazionale. Non si può lasciare questo paese meraviglioso in balia dei suoi aguzzini. Bisogna che la Tunisia riceva aiuti economici concreti per valorizzare le sue risorse naturali. Ridare il lavoro a chi, lavorando nel turismo l’ha perso, è il modo migliore per sconfiggere i terroristi. Ma bisogna far presto. La Tunisia è dannatamente vicina all’Italia ed all’Europa. Ed ogni secondo perso potrebbe esser fatale.