Sorpresa per Apple Watch, il chip S1 è basato su una tecnologia Samsung. Spiegata la limitata autonomia?

Nonostante sia una tecnlogia obsoleta, Apple ha deciso di implementare nel suo smartwatch un processore da 28nm.


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Nella giornata di ieri, sono emersi alcuni interessanti dettagli riguardo il principale chip integrato in Apple Watch: quest’ultimo sarebbe prodotto da Samsung, e sarebbe realizzata con un processo produttivo a 28nm, meno efficiente di quello a 20nm utilizzato sugli iPhone dal chip A8 e “ridicolo” se confrontato con l’Exynos 7420 a 14nm FinFET integrato sui Galaxy S6 e Galaxy S6 Edge.

In particolare, stando all’analisi di Chipworks, il pacchetto del chip S1 di Apple Watch contiene 512MB di RAM, un modulo WiFi Broadcom, un modulo accelerometro/giroscopio di STMicroelectronics e altri componenti per un totale di 30 elementi divers – un “risultato di tutto rispetto”. Tra l’altro, l’intera circuiteria è immersa in una resina, della quale non è specificato il materiale.

 

Nonostante la prossima generazione di iPhone potrebbe adottare il nuovo processo produttivo a 14 nanometri di Samsung, Chipworks elogia il lavoro compiuto da Apple:

Apple, e/o i suoi fornitori, hanno progettato e prodotto un package da 26x28mm unico nel suo genere. Consideriamo la sua costruzione per un momento. Abbiamo una scheda logica in cui tutta la componentistica è collegata. L’intera scheda madre, con tutti i suoi componenti, è quindi sovrastampata con un composto contenente sfere in silice o ossido di alluminio sospese in una resina. Vediamo questo stesso tipo di manifattura sui circuiti integrati convenzionali, ma non abbiamo mai osservato un trattamento del genere su una scheda madre da 26x28mm.

Nonostante le belle parole spese per Apple Watch dai colleghi di Chipworks, viene da chiedersi come mai Apple abbia optato per una tecnlogia tanto datata e poco efficiente dal punto di vista energetico. Di certo, una CPU più avanzata avrebbe potuto migliorare – e non poco, sia le performance generali che l’autonomia – vedi anche la batteria da soli 205mAh.

Marketing? Si. Meglio: obsolescenza programmata, in modo da rendere la prossima generazione di Apple Watch assai più appetibile, con un chip più performante, una migliore autonomia e, magari, un design meno voluminoso e più elegante.