Grande Torino, la tragedia e la leggenda

4 maggio 1949, il Grande Torino perisce nella tragedia aerea di Superga. Comincia la leggenda di una squadra che ha cambiato la storia del calcio ed è un simbolo della passione per il gioco più bello del mondo, aleatorio come la vita

Grande Torino, nostalgia dell'eterna fanciullezza

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Chi ama il calcio, ama il Grande Torino. Il Grande Torino non è una semplice squadra di calcio. Il Grande Torino è un pezzo della storia d’Italia. Un monumento perenne alla passione del gioco più bello del mondo. Nel giorno del sessantaseiesimo anniversario della tragedia di Superga che annientò il Grande Torino tutti abbiamo il dovere di rendere omaggio a Valentino Mazzola ed ai suoi compagni di squadra.

Il filosofo Benedetto Croce sosteneva che in Italia “non possiamo non dirci cristiani” tanto radicato è il legame tra la fede e la storia, l’arte, la vita sociale nel nostro Paese. Allo stesso modo “non possiamo non dirci tifosi del Grande Torino” per l’eccellenza dei suoi risultati ma anche – e soprattutto – per il suo tragico destino che dal campo di calcio l’ ha innalzato a leggenda.

Il Grande Torino è un patrimonio universale dei tifosi di calcio. Una squadra perfetta ed imbattibile che ha sviluppato intuizioni tecniche e tattiche ancora oggi di straordinaria attualità. Ma il Grande Torino aveva anche un cuore pulsante. I cronisti dell’epoca descrivono l’energia che si sprigionava dalle casacche granata quando il Grande Torino decideva di far  sul serio. “Il tremendismo granata”, un’onda che si abbatteva sugli avversari spazzandoli via. La modernità del gioco unita ad una grande passione. Simbolo della riscossa di un’Italia che uscita a pezzi dalla II Guerra proprio nel Grande Torino, come nelle imprese di Coppi e Bartali, trovò un filo di speranza, la luce in fondo al tunnel.

Lo schianto di Superga polverizzò il corpo mortale del Grande Torino, ma l’anima del Grande Torino continua a rivivere ogni attimo come ricorda Jorge Luis Borges: “quando un bambino prende a calci qualche cosa per strada, ricomincia la storia del calcio”. Mi piace pensare che in paradiso Valentino Mazzola ed i suoi compagni del Grande Torino continuino a prender a calci il pallone ed a giocare con i sentimenti di tutti noi che ne abbiamo terribile nostalgia. Come di un tempo che è stato e mai tornerà ché il calcio è un gioco imprevedibile. Si gioca con una sfera piena d’aria, quanto di più aleatorio si possa immaginare; molto più di un aeroplano nella tempesta, molto più della vita stessa.