Sotto processo il contabile di Auschwitz

La parola a Gianfilippo Piselli, studente Optima Erasmus a Esslingen


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“Ero solo una ruota dell’ingranaggio”. Queste le parole di Oskar Groening, 93 anni, oggi sotto processo per il suo ruolo di contabile nei campi di concentramento di Auschwitz. Groening aveva il compito di conteggiare le somme prelevate ai deportati ebrei e trattenere i loro bagagli. Oggi Groening dice di sentirsi responsabile moralmente ma di aver solo obbedito agli ordini. Rischia l’ergastolo.
Abbiamo intervistato Gianfilippo Piselli, Studente Optima Erasmus a Esslingen, in Germania, per raccogliere le sue impressioni dal posto.

Germania e nazismo: sono discorsi sorpassati o la Germania non ha finito di fare i conti con la sua storia?

Secondo me c’è da fare distinzione fra le situazioni e i luoghi. Ho notato che il sud della Germania, dove mi trovo io, non è particolarmente interessato alla commemorazione delle vittime, o meglio, si parla poco del periodo nazista, probabilmente questo è dovuto alla mentalità imprenditoriale che c’è qui, nel senso che nonostante magari facciano un errore, questi riescono a “passarci su”, semplicemente non pensandoci più e andando avanti.
Il nord della Germania è sicuramente più sensibile all’argomento, probabilmente anche perché vi era un maggior numero di campi di concentramento. Al di là del fatto che sia o non sia la capitale, Berlino pullula di monumenti dedicati alle vittime, anche se secondo me c’è troppa commiserazione verso gli ebrei. Come ben si sa, non solo gli ebrei furono vittime del Nazismo, ma anche normalissimi civili, omosessuali, persone di colore ecc.
Tornando a bomba direi che il nord della Germania sicuramente si sente in un certo modo più responsabile di molti avvenimenti. Probabilmente il tutto è caricato anche dal periodo della guerra fredda, che ha reso questa popolazione molto più sensibile al concetto di libertà (in ogni sua accezione).

Groening, come altri membri del partito nazista finiti sotto accusa, ha affermato che stava solo “eseguendo degli ordini”. E’ una giustificazione per sfuggire all’incriminazione? Inoltre c’è chi dice che non si dovrebbero processare persone ormai ultranovantenni per crimini commessi 60 anni prima. Sei d’accordo?

Personalmente sono una persona che non si fa sottomettere, quindi dal mio canto direi che non c’è giustificazione. Ma io parlo ora, che non ho una famiglia minacciata dal mio “datore di lavoro”, non rischio la posizione ma soprattutto non riesco la vita. Quindi mi sento di dire che sicuramente molti di loro erano in un certo modo costretti a fare ciò che facevano. Mia nonna mi racconta sempre di quando, negli anni della guerra, sua suocera fu costretta ad ospitare 3-4 soldati tedeschi fra cui c’era un ragazzo di 17 anni i cui occhi trasmettevano solamente purezza e innocenza ma che al tempo stesso fu costretto a compiere determinate azioni. Io sono dell’idea che sia l’intenzione l’unica cosa importante. Purtroppo però a 70 anni di distanza non si può giudicare una persona dall’intenzione, non ci sono prove sufficienti! Chi me lo dice che lui non abbia aderito spontaneamente al partito? Sicuramente, da parte mia, mandare in galera persone così anziane ha poco senso. Ha senso però la condanna, una lezione per la famiglia che rimarrà scritta sugli archivi e che, speriamo, non gli farà ripetere lo stesso errore.

Molti criticano che solo criminali di guerra nazisti sono stati processati, mentre nulla è stato fatto per le vittime dei gulag sovietici o per i conflitti più recenti. Si può parlare di guerre di serie A o di serie B? O la forza economica di alcuni paesi (USA, Russia) li rende intoccabili per essere incriminati?

Domanda difficile. Direi innanzitutto che è più facile condannare un paese uscito sconfitto da una guerra che 2 usciti vincitori. Ci sono molti casi di atrocità da parte di America e Russia, molte delle quali senza senso,  per esempio il massacro di My Lai (Vietnam) da parte degli Americani, dove 347 civili, di cui la maggior parte erano vecchi, donne e bambini, furono uccisi. La corte marziale si pronunciò inizialmente con l’ergastolo per il tenente William Culley, colui che ordinò il disastro, ma un atto di indulgenza del PRESIDENTE NIXON (lo scrivo apposta in maiuscolo) gli fece scontare 3 anni e poco più ai domiciliari. Non è solo forza economica, è sicuramente tanto malcostume che non esiste solo in Italia, fidatevi. Sembrerà strano ma esiste anche qua dove sono io, in Germania. Poi, guerre di serie A o B. Beh, più una guerra è grande e più è importante e per quanto si voglia dire, è chiaro che la dimensione inciderà poi sulle sentenze. Penso comunque che giuridicamente ci debba essere equità, sia qui in Europa, sia in paesi dove è presente una guerra civile. So di chiedere troppo, purtroppo vuoi per mancanza di sviluppo del sistema legale e giuridico, vuoi per presenza di malcostume, la frase “la legge è uguale per tutti” non sarà mai applicabile.