Cobain: Montage of Heck – qualcosa di intimo e inedito su Kurt Cobain

Non è affatto facile scavare per cercare di capire le radici di un’inquietudine. È stato così anche per lo storico leader dei Nirvana. Cobain: Montage of Heck ci prova, con materiale in parte inedito, a far conoscere qualcosa in più di una personalità fragile e sofferente, che ha segnato una svolta nella storia del Rock. Nel bene e nel male.


INTERAZIONI: 7

Un tormento. Un’ossessione. Soprattutto un’insana e costante inquietudine. Kurt Cobain era tutto questo, ma non solo: c’era molto di più. È ciò che sarà narrato attraverso Cobain: Montage of Heck il documentario sulla vita del leader dei Nirvana. L’unico lavoro documentaristico autorizzato, realizzato con l’aiuto e la collaborazione di Courtney Love, vedova di Cobain e prodotto da Frances Bean Cobain, figlia di Kurt. Sembra essere un lavoro notevole, che rende noto al pubblico gran parte del vasto materiale artistico di Kurt, in parte anche inedito, comprendente scritti vari, filmati, fumetti e interviste a familiari e amici. Sarà un regalo per tutti i fan e anche per i cultori di musica, quelli senza pregiudizi, quelli che sanno cogliere il valore di un’espressione musicale di talento, al di là del tecnicismo e delle partiture. Quasi un obbligo artistico, non proprio un tributo.

Kurt Cobain ci avrebbe sorriso su, sicuramente. Con quel suo sorriso alienato che spesso ostentava con strafottenza e provocazione, incurante di tutto e di tutti. D’altronde lui aveva fatto dello “spontaneismo artistico musicale” un suo istintivo ed imprescindibile valore portante. Inconsapevolmente forse, ma incisivo come un bisturi, è stato un innovatore della scena rock da quasi subito. Fin da quando è stato elevato con i Nirvana a porta bandiera del grunge, rock sudicio e graffiante tipico di Seattle: quei riff ti spiazzavano per la loro semplicità, ma poi si insinuavano fra i rigurgiti di mille e più pensieri e ti scavavano dentro quasi senza che te ne accorgessi. Per molti è ancora così, tuttora, senza tregua. Il grunge è stato questo e anche più: ha saputo sputare in faccia a chi lo irrideva, proprio come il punk, padre putativo e forse a tratti irriconoscente.

Cobain: Montage of Heck, con la regia firmata da Brett Morgen è stato già presentato al Sundance e al Festival di Berlino. In Italia sarà proiettato nelle sale il 28 e 29 aprile prossimi. Kurt aveva scelto Nirvana come nome del suo gruppo per indicare una liberazione alla quale anelava: liberazione dal dolore, dalla sofferenza e dal mondo esterno che non è riuscito a raggiungere, se non nella sua forma più estrema e antitetica all’origine storica del termine stesso. In fondo lui non ha mai smesso di chiedere aiuto, attraverso i suoi testi, attraverso la sua musica disperata e incazzata, attraverso quelle lacrime sbagliate e tossiche che non riusciva a piangere, ma preferiva ingoiare. Iniettare. Giù nel profondo dell’anima, giù nello stomaco della coscienza, proprio lì dove forse avvertiva quel suo dolore più grande al quale, probabile, che non sia riuscito a dare un suo definitivo perché.
C’è il trailer ufficiale:

https://youtu.be/_IBWbpJdRMQ