Non ci resta che piangere – torna al cinema il capolavoro di Troisi e Benigni

Dopo 30 anni ritorna sul grande schermo l’assurdo viaggio nel tempo dell’accoppiata vincente Tosco-Campana. Non ci resta che piangere fu un riuscito esempio di “spontaneismo comico” e, retorica permettendo, un solitario esperimento di successo fra due Grandi della comicità italiana. Irripetibile purtroppo, ma per fortuna riproponibile in ogni tempo.


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Bisogna provare, provare, provare…provare!” Potrei continuare fino a riempire pagine, senza stancarmi. Non si contano le citazioni, le imitazioni e le allusioni che fra amici amavamo ripetere fino all’ossessione. Correva l’anno del Signore 1984 (quasi 1985…) e Massimo Troisi sperimentava sul grande schermo il suo connubio artistico con Roberto Benigni: il risultato fu Non ci resta che piangere. Un successo di pubblico e di incassi. Lo spunto partì da quel concept, tanto caro soprattutto alla fantascienza, dei viaggi nel tempo. Solo che in questo caso il tornare nel passato svelava un sottile fine, velatamente politico, ma sicuramente dissacrante e ironico, come lo stesso connubio artistico geografico Campania -Toscana: fermare Cristoforo Colombo.

Quanto ha lasciato in eredità questo lungometraggio al cinema comico italiano lo stiamo scoprendo, anno dopo anno. Commedia dopo commedia. E non solo per la prematura scomparsa di Troisi che permea il tutto di un’opprimente malinconia. Non ci resta che piangere fu un riuscito e dosato equilibrio fra due modi, diversi ma complementari, di far ridere. Un confronto che già era avvenuto a distanza, su diversi palcoscenici, per poi sfociare in un riuscito esperimento fra la scuola toscana e quella napoletana. Benigni e Troisi scrissero, diressero ed interpretarono questa pellicola (il titolo fu preso da una poesia di Francesco Petrarca); la collaborazione fu suggellata all’insegna del totale e simbiotico. Meglio che non ce ne siano state altre: probabilmente avrebbero alterato un po’ il gusto di questo successo.

Sarà comunque possibile riassaporarlo questo gusto, anche se nel frattempo reso un po’ amarostico dalla nostalgia di una perdita “inopportuna”: Non ci resta che piangere tornerà ad essere proiettato nelle sale dal 2 al 4 marzo, in una nuova versione restaurata e rimasterizzata. C’è l’impegno, dietro il tutto, di Mediaset, Melampo, Film&Video e Lucky Red per quanto riguarda la distribuzione. Il costo del biglietto? Un fiorino! Dovrebbe bastare.

Ricordati che devi morire! Si…mo me lo segno”. Noi purtroppo ce la siamo segnata, poi, in qualche modo, la tua morte caro Massimo. Perché quando te ne andasti così all’improvviso a qualcuno davvero non restò che piangere quell’assurdo finale a sorpresa di una messa in scena irripetibile.

A seguire c’è la scena della dogana: Troisi e Benigni la girarono innumerevoli volte perché non riuscivano a smettere di ridere. Alla fine desistettero e lasciarono libere le loro risate. Erano spontanee e sincere, ma soprattutto contagiose. Avrebbero conquistato anche Colombo, se lo avessero incontrato.