Cino – storia di miseria e di verità

Esce domani questo film tratto da una storia vera. Cino è la storia di un bambino “ceduto” da genitori prede della miseria, in provincia di Cuneo sul finire dell’ottocento. Meccaniche infernali quasi abitudinarie che sembrano distanti anni luce, ma che spesso ritroviamo in cronache lontane da noi. Lontane geograficamente, ma prossime alle nostre coscienze; almeno quando queste non divorziano dalla memoria.


INTERAZIONI: 7

Potrebbe essere una storia diversa per certi versi. E forse lo è. Lo è per la sua semplicità e per la sua veridicità. Ma lo è soprattutto per la sua elementare assurdità che continua a vivere in parecchi contesti, che spesso non conosciamo, o forse facciamo solo finta di non conoscere. Cino è una storia vera di povertà e miseria, raccontata dallo scrittore Nuto Revelli, a Carlo Alberto Pinelli. Povertà e miseria del portafoglio però, perché poi è una storia ricca di animo e di spirito, di sentimenti e di umanità. Questa storia arricchisce molto più di un buon affare, ma forse molti non sapranno “approfittarne”.

Cino è un ragazzino di nove anni che viene affidato dai genitori ad una sorta di rigattiere: per soldi. Il contesto sono le valli della provincia di Cuneo sul finire dell’ottocento ed una situazione di estrema povertà; non è raro cedere i propri figli per denaro, per cercare un piccolo spiraglio di sopravvivenza. Cino durante il viaggio incontra la piccola Catlin, figlia di una prostituta morta di tifo e destinata ad essere venduta come “servitrice” di un parroco d’oltralpe; la comitiva è diretta in Francia. Catlin però si ammala e allora viene abbandonata durante il viaggio perché “non più conveniente”. Alla fine del viaggio Cino viene venduto, ma il suo padrone sprizza umanità al pari di un sasso e perciò maltratta il piccolo di nove anni. Il bambino decide perciò di fuggire e durante la sua fuga reincontra la piccola Catlin: torneranno insieme a casa. Storia di disagi e di infanzia negata: la stessa infanzia negata che spesso (ma non sempre…) vediamo ormai relegata in confini geografici lontani dai nostri.

Ci aiuta a non dimenticare il passato questo film: è un passato vigile che ci scruta come un guardiano e magari ci ammonisce nelle coscienze, ogni qualvolta crediamo di essere distanti e salvi da certe logiche aberranti. Il valore della memoria potrebbe salvarci da certi ragionamenti di odio, spiccioli e superficiali come logiche estreme di un gioco senza vincitori né vinti. Quella stessa memoria che, in un contorto e strano gioco di parole e di concetti abbiamo dimenticato, o forse abbiamo riposto, messo da parte per nasconderla; perché ricordare fa paura. E perché la paura porta insicurezza e l’insicurezza porta spesso a ragionamenti istintivi dettati dal fare finta di niente dal “tanto non mi riguarda, non sono affari miei”. In questo senso Cino, nel suo piccolo, potrebbe aiutarci a levare quelle mani che spesso portiamo davanti agli occhi per farci vedere di nuovo lontano e mostrarci, con la grazia dell’innocenza dei nove anni, che non bisogna aver paura della miseria, se poi nella testa e nel cuore abbiamo una ricchezza senza confini. Né geografici, né mentali.

Cino sarà distribuito nei cinema italiani da Whale Pictures, da giovedì 11 dicembre 2014.