Argo: stasera in prima tv il film premio Oscar di Ben Affleck

Alle 21.10 su Canale 5, il film basato su una storia vera racconta la missione della Cia per salvare sei diplomatici in Iran, che finsero di essere una troupe cinematografica. La vicenda è avvincente, ma il tono è troppo patriottico.

Argo prima tv premio Oscar di Ben Affleck

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Argo, diretto e interpretato da Ben Affleck, è basato su un’incredibile storia vera. Nel 1979 i rivoluzionari khomeinisti occupano l’ambasciata americana in Iran, ma sei diplomatici fuggono, nascondendosi presso l’abitazione dell’ambasciatore del Canada. L’agente della Cia Tony Mendez (Affleck) escogita un piano per farli uscire dal paese: fingere che si tratti di una troupe mandata lì per sopralluoghi di un film di fantascienza.

Per rendere credibile l’operazione Mendez coinvolge il mago del trucco John Chambers (John Goodman), di cui la Cia si è già servita, e il produttore Lester Siegel (Alan Arkin). Se devi mettere in piedi una recita, chi meglio dei professionisti di Hollywood? Così fondano la casa di produzione Studio Six, comprano una sceneggiatura, Argo appunto, science movie spazzatura da ambientare in Medio Oriente, preparano poster e storyboard, scelgono il cast e fanno una conferenza stampa di lancio con tanto di esclusiva a Variety.

La storia attiva innumerevoli riflessioni sul cortocircuito tra vero e falso e su come la disponibilità a credere in una messa in scena dipenda dall’essersi talmente nutriti di cinema da non sapere più distinguere la realtà dalla finzione. E, anzi, di essere portati a modellare la realtà sull’immaginario del grande schermo. In fondo lo si è detto anche dell’11 settembre: che cioè senza l’ispirazione dei film catastrofici forse i terroristi non avrebbero saputo confezionare un piano folle come l’attacco alle Torri gemelle – affermazione capace di gettare una luce sinistra sulla fabbrica dei sogni hollywoodiana, che conterrebbe quindi anche i germi dell’incubo, legati all’uso distorto dell’immaginario.

In questo senso Argo potrebbe addirittura essere letto come un’operazione di risarcimento rispetto a queste critiche: non è vero che l’industria hollywoodiana è nociva, i suoi sogni, anzi, salvano la vita. Letteralmente. Però il film pare disseminato di frecciate contro il cinismo del mondo del cinema. Chambers che dice a Mendez: “Vuoi venire a Hollywood a spacciarti per qualcuno senza essere nessuno? Sarai a tuo agio”. Oppure Mendez che deve convincere i dirigenti della Cia circa la plausibilità dell’operazione: “Tutti sanno Hollywood come funziona: girerebbero a Stalingrado con Pol Pot alla regia pur di incassare”.

Ma sotto la patina anticonformista lo sguardo su Hollywood è compiaciuto e partecipe, a partire dai personaggi di Chambers e Siegel, due buoni americani che rispondono con entusiasmo alla missione cui sono chiamati. Argo ha troppe battute proverbiali e innumerevoli colpi di scena, che ne svelano il fondo patriottico, con toni quasi da Guerra fredda: basti pensare al modo in cui viene rappresentato l’Iran, fondale scontato – pieno di fondamentalisti sadici e poco perspicaci – sul quale far muovere i tipici eroi americani.

Delude anche la messa in scena: filologica ma scolastica, piena di espedienti che, più che ricreare gli anni Settanta, riproducono in vitro il cinema dell’epoca, di cui riprendono lo stile, dalla fotografia satura all’uso eccessivo dello zoom. Argo è una pellicola garbatamente sciovinista, che l’Academy ha puntualmente premiato con l’Oscar 2013 quale miglior film, facendolo addirittura annunciare da Michelle Obama. Più chiaro di così.