Venezia 71 – C’è James Franco con The Sound and the Fury

Il giovane e inarrestabile artista stupisce con la sua voglia di fare, prima che con la (eventuale) bontà dei suoi prodotti. Frutto di uno smisurato ego, come suggerito da alcuni, o semplice e genuino entusiasmo di un uomo appassionato della vita?


INTERAZIONI: 7

Poco fa, a Venezia 71 James Franco si è presentato con la testa rasata e tatuata. Non credo l’abbia fatto per stupire; per farlo ha armi e metodi ben più consoni al suo talento. Instancabile James Franco, travolge con le sue mille idee. Sarà merito sicuramente anche dell’entusiasmo e della voglia di fare, che a quell’età è quasi d’obbligo, ma il regista-attore-sceneggiatore-etc. è quanto meno coinvolgente con la sua inarrestabile energia. E quello che fa, spesso lo fa anche bene.

A Venezia 71 Franco è venuto per presentare fuori Concorso, The Sound and the Fury film di cui ne firma la regia e nel quale si è anche ritagliato un ruolo. Il film è tratto da L’urlo e il furore di William Faulkner, del 1929 un classico della letteratura americana. A differenza del libro però, Franco ha immaginato la trasposizione in tre atti anziché quattro. Il film ripercorre comunque la storia del sud degli Stati Uniti, attraverso il narrato di una famiglia e soprattutto di tre fratelli emotivamente vincolati alla sorella Caddy. Franco interpreta il ruolo di Benji, uno dei fratelli: forse il più complesso, nella psicologia e nell’impersonificazione, causa anche il suo ritardo mentale. The Sound and the Fury incalza sulla percezione del concetto di declino di questa famiglia, percepito quasi come una simbiosi con il declino stesso del Paese. Sono anni in cui il perdurare del razzismo e l’incessante crisi economica, sfiancano serenità e vita civile negli animi e nelle coscienze. Atmosfere e umori non facili da rendere, ma comunque non nuovi come concetti: in verità un’idea di decadenza, raccontata attraverso le vicissitudini di una famiglia, che non risulta sicuramente nuova, almeno in ambito letterario (illustri esempi nei secoli passati ci sono stati consegnati da Zola, Bourget o ancora con I Buddenbrook di Thomas Mann, tanto per citarne qualcuno…).

Staremo a vedere, curiosi e attenti nel valutare l’effettiva buona riuscita del Film di questo vulcanico artista, accusato da alcuni di inondare eccessivamente le sue stesse opere con uno spropositato ego. Sarà, ma noi nel frattempo sicuramente ne godiamo a vederlo in forma ed iperattivo; il ragazzo merita sicuramente tutta l’attenzione che gli viene riservata, non fosse altro per il suo entusiasmo e per l’infaticabile passione che dimostra di metterci. Crescerà e non c’è dubbio che lo farà consapevole di quanto di buono avrà prodotto, e soprattutto di quanto c’è sempre da imparare dalle proprie esperienze, belle o brutte che siano. Noi attendiamo, fiduciosi, perché se è pur vero che il buongiorno si vede dal mattino, non c’è dubbio che James Franco ha al suo attivo già un bel po’ di buone albe.