#iononminchino, tutti (o quasi) contro l’inchino della Madonna al boss

La parola a Francesca Sorrentino, studentessa Optima Erasmus a Granada


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Si moltiplicano le dichiarazioni di condanna e le prese di distanza all’indomani della processione della Madonna delle Grazie di Oppido Mamertina, i cui partecipanti hanno “inchinato” per circa un minuto la statua della Madonna portata in corteo davanti la casa dell’anziano boss Giuseppe Mazzagatti, 82 anni, già condannato all’ergastolo per omicidio e associazione a delinquere e tra i protagonisti di una sanguinosa faida di ‘ndrangheta negli anni ’90. il gesto dei portatori della vara (il carro su cui è stata posta la statua della Madonna) ha suscitato la collera del comandante dei carabinieri di Oppido Mamertina, Andrea Marino, che ha abbandonato il corteo con i suoi colleghi e ha denunciato l’accaduto.
Alfano ha ringraziato i carabinieri per aver preso le distanze da un atto “incommentabile e ributtante”. “La lotta a tutte le mafie – ha aggiunto – è anche nei comportamenti di chi si oppone ad antiche servitù e soggezioni di chi le omaggia ed è anche in chi prende le distanze da deplorevoli rituali cerimoniosi di chi soggiace alle loro logiche di violenza”.
Parole di sdegno sono state espresse anche da Rosy Bindi, Presidente della commissione parlamentare antimafia, da Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, e dal vescovo di Oppido-Palmi, Francesco Milito. Ed è già tempo di hashtag, con Fiorello che scrive su twitter #iononminchino.
Il sindaco di Oppido, Domenico Giannetta, parla invece di “pretestuoso polverone” e si dice totalmente estraneo ai fatti, dato che la sua giunta si è insediata da pochi mesi. In una lunga nota diramata alla stampa, Giannetta ha annunciato che “la ritualità di ruotare la statua della Madonna verso il Corso Aspromonte e’ prassi consolidata da oltre trent’anni. Pertanto non e’ dato capire come mai l’episodio di qualche giorno fa ha assunto un significato diverso rispetto ai precedenti, a tal punto di arrivare ad additare le Istituzioni presenti e la popolazione Oppidese accondiscendente alla ‘Ndrangheta”.
Ancora peggiore la reazione del responsabile dell’inchino, il parroco di Oppido don Benedetto Rustico, che avrebbe esortato i fedeli a prendere a schiaffi un giornalista del Fatto Quotidiano che aveva cercato di intervistarlo all’uscita della messa del mattino. Una reazione prevedibile, visto che don Rustico è anche cugino di Mazzagatti.
Abbiamo chiesto le opinioni di Francesca Sorrentino, studentessa Optima Erasmus a Granada.

Come mai la chiesa e le istituzioni non hanno il coraggio di ribellarsi contro queste pratiche ancestrali e servili nei confronti della criminalità organizzata?

Molte, troppe volte le istituzioni stesse sono corrotte dalla mafia, finiscono col diventare un tutt’uno. Quanti comuni nell’area di Napoli, in Sicilia, in Calabria, sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa? Quanti assessori, consiglieri sono stati inquisiti con accuse di associazione a delinquere? E’ ovvio che poi tali amministrazioni sottostanno a tradizioni ancestrali che vengono riproposte ogni anno al punto tale da far “sottomettere” perfino la Chiesa a questi clan mafiosi. Bisognerebbe intervenire prontamente e alla radice per evitare atti simili, evitare che una figura sacra debba “Inchinarsi” ad un boss mafioso solo perché questo è il suo volere. E tutto questo appena due settimane dopo la visita di Papa Francesco in Calabria e la sua condanna contro la mafia. D’altronde anche l’area di Napoli non è nuova a queste “usanze”, ricordo che un paio d’anni fa la stessa cosa successe alla processione del Giglio di Nola.

Durante la tua esperienza Erasmus in Spagna sei stata vittima di battute sulla camorra o sul sud Italia?

Le battute sulla condizione nel sud Italia ci sono sempre state e nemmeno io ne sono rimasta immune. Ammetto che durante la mia esperienza Erasmus spesso mi è stato detto : “Italia mafia, camorra” , sul momento ci si può ridere sopra, ma a rifletterci la cosa sembra abbastanza grave. E’ vero che si vive di stereotipi, l’italiano medio ha ancora un’immagine della Spagna fatta di flamenco e corrida, e perchè in Spagna non dovrebbe essere lo stesso? L’immagine di napoletani e siciliani viene spesso associata alla criminalità organizzata, a partire dai film ma anche dai cartoni animati, in cui quando si parla di malavita, sbuca sempre un personaggio doppiato con un accento del sud Italia prevalentemente campano e/o siciliano. Ammetto che la cosa mi infastidisce e non poco, ma nel mio piccolo cerco di discutere della cosa con chi ha l’intelligenza di affrontare un discorso più serio e cercare di fargli capire ed inculcare l’idea che il primo riferimento da fare su noi Italiani e la nostra Italia, sia ben altro. La nostra cultura ed il nostro passato storico, quello sì che ce lo dovrebbero invidiare un po’ tutti. Anche gli spagnoli.

Che soluzione adottare per dare una svolta a una mentalità omertosa che dura da secoli?

So che sembra un’utopia, so che è più facile a dirsi che a farsi, ma la vera svolta sarebbe quella di dire basta a queste “usanze” a dir poco ripugnanti, ribellandosi tutti insieme, purtroppo peró tutto questo non può succedere se tutta la cittadinanza, compatta e senza defezioni, non si unisce alla voce dei singoli per paura di essere presi di mira dalla mafia stessa. Reagire alle imposizioni non è cosa facile, ma se davvero si vuole ognuno nel suo piccolo puó iniziare a contribuire ad una svolta. A volte manca il desiderio di evadere, di cambiare vita, e la paura di qualcosa piú grande di noi stessi può schiacciare, ma questa “Ribellione” faciliterebbe il miglioramento del nostro paese sotto ogni punto di vista. Illusione? Io ci spero sempre.

La figlia del boss, Domenica Mezzagatti, intervistata, ha parlato di “un complotto per infangare la Madonna delle Grazie e la sua famiglia“.