Incompresa di Asia Argento, la regia ricalca lo stesso titolo dell’opera

Il nuovo film di Asia Argento scava nel profondo ma pecca di superficialità. La regista racconta la sua infanzia ma non trova la giusta narrazione. O forse noi non l'abbiamo colta


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Asia Argento ha presentato il film Incompresa al 67º Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard, e l’accoglienza, altalentante, è stata maggiormente positiva al di fuori dei nostri confini. Merito di un confezionamento che con una buona fotografia e alcuni passaggi interessanti, ha comunque raccontato una storia per certi versi riconducibile al nostro paese.

Premesso ciò, va subito detto che l’opera, che narra la crescita difficile in una famiglia di artisti, dove le incomprensioni permeano il quotidiano di ognuno, è sicuramente autobiografica, ma nello spunto più che nella riproposizione. Lo dico perchè guardandolo mi riesce più facile pensare sia stato una sorta di terapia dettata da chissà quale strizzacervelli, piuttosto che un film vero e proprio. Insomma per la serie butta tutto fuori che poi così esorcizzi i tuoi tormenti. Più o meno. Asia Argento fa tutto o quasi nella vita: attrice, regista, produttrice, cantante, poetessa, scrittrice. Ma probabilmente i suoi tormenti che tanto ostenta, non sempre riesce a canalizzarli nella giusta via. La ricordo piacevolmente in alcune sue performance da attrice che le sono valse anche ampi riconoscimenti dalla critica (con Perdiamoci di vista (1994) di Carlo Verdone ottiene due premi importanti, il David di Donatello e il Ciak d’oro).

Questa sua ultima opera da regista, invece, risulta alquanto scialba: personalmente mi ha suscitato solo un senso di curiosità nel cercare di capire se, e quanto eventualmente possano essere diverse le dinamiche familiari di una famiglia alto borghese, rispetto a quelle di una famiglia più normale.
Non me ne vogliano in tanti, ma Asia Argento risulta essere un po’ capricciosa nel suo ruolo di regista, così come lo risulta la bambina di questo film. Incompresa è un film che nasce con buone intenzioni, ma non riesce a mantenersi sui livelli che ci si aspetta, un po’ per immaturità artistica (e può starci; senza problemi e con molta umiltà) un po’ forse per eccesso di egocentrismocinematografico. Trasuda vittimismo: trapela un piangersi addosso di un’ infanzia infelice, che rende infantile anche il punto di vista.

Un’infanzia difficile che non può essere il solo aspetto che risalta nella narrazione del film, scena dopo scena, a meno che non si riesca ad inquadrare il contesto con una “non banalità” non da tutti, con una sceneggiatura che spicchi per un briciolo di originalità, con un’interpretazione al di sopra della norma. Ahimè, non mi sembra questo il caso. Sarò brutale, ma per quanto mi riguarda il titolo del film risulta più o meno coerente con un giudizio critico: incompresa mi risulta essere più l’opera di Asia Argento che la sua stessa infanzia.