Godzilla (o Gogilà! nella sua melodiosa e addictive pronuncia italo/giapponese) è in ascolto.
Un’occupazione questa del mostro, non dedotta ma esplicitata dagli scienziati che si occupano della faccenda. Ma non è una cosa tipo intelligence che spia le telefonate, è una cosa più alla Cavaliere Nero di Gigi Proietti. Una cosa tipo a Godzilla non gli dovete cacà er kaiju perchè altrimenti arriva e ATTENZIONE SPOILER SINCERAMENTE DI POCO CONTO te li ammazza tutti e due.
Eh già, perchè Godzilla il predatore presentato in questo film, in realtà non uccide per mangiare come farebbe qualsiasi essere con tale appellativo, ma uccide più per giustizia, o fastidio, o intolleranza razziale. Protezione del territorio? Ma tra l’Usa e il Giappone non c’è un oceano di differenza? Sinceramente non l’ho capito. La risposta sta forse nell’antologia del personaggio, ma è una risposta che non arriva facilmente a uno che si è seduto in sala senza tanta cultura.
Messo da parte però questo particolare, è il film tutto a non convincermi. Diverse a mio avviso le incongruenze, e non sempre felici le scelte di regia e di trama, con le scene migliori che restano quelle che mi avevano entusiasmato nei primi trailer, ossia il lancio notturno col paracadute sulla città devastata e ancora occupata dal mostro, e la pioggia di aerei.
Buona anche l’interpretazione dei protagonisti con un Aaron Taylor-Johnson che mantiene volontariamente le righe e un Bryan Cranston che sinceramente avrei voluto di più al centro della vicenda. Se si cercava un effetto The Walking Dead/Trono di Spade sinceramente non credo sia riuscito. Inguardabile invece Ken Watanabe (è la prima volta credo che mi trovo a criticarlo), la cui espressione è praticamente la stessa per tutta la durata del film. Insomma il reboot di Godzilla confezionato da Gareth Edwards non è quello che mi aspettavo. O meglio, non è quello che speravo.
Godzilla è nelle nostre sale da giovedì 16 maggio.