Calcio, piove sul bagnato: ombrelli a casa


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stadi italiani
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Tifoso bagnato, tifoso fortunato? Il calcio esige sacrificio. Non solo dai protagonisti, ma anche dagli spettatori. In tanti stadi italiani – sferzati dalla pioggia e dal vento battente – è andata in scena nell’ultima giornata di campionato la protesta degli ombrelli. I tifosi sono stati costretti a lasciare il parapioggia all’ingresso.

La punta dell’ombrello è infatti ritenuta un ‘arma potenziale che potrebbe diventare pericolosissima in caso d’incidente. Dunque tutti gli spettatori paganti sono stati costretti a guardare la gara esposti alle intemperie. E finché la squadra del cuore vince, nessuno si lamenta dell’inevitabile raffreddore. Ma quando la partita finisce male il febbrone da cavallo delle ore successive diventa davvero insopportabile.

Gli stadi italiani sono orrendi. Gli spalti sono scoperti ed anche gli impianti dove esiste una parvenza di copertura la pioggia ed il vento riescono comunque a far danno. Non esiste climatizzazione, non esiste neanche la possibilità di coprirsi la capoccia per impedire che l’ombrello diventi un pugnale, un mazza, un giavellotto, uno scudo per sventare le altrui sassaiole.

Quando capita di frequentare qualche Arena fuori dai confini nazionali si resta basiti. La tecnologia di costruzione consente di realizzare impianti dove gli agenti atmosferici non inficiano né la prestazione degli atleti, né il confort degli spettatori. Negli Stati Uniti ed in Germania, dove sono stati costruiti gli impianti più hi-tech c’è rispetto per il pubblico pagante. Lo spettatore non viene considerato un fastidioso problema di ordine pubblico ma una preziosa risorsa da tutelare, coccolare, perlomeno far stare comoda.

E per fortuna che l’Italia è il paese del Sole, altrimenti sai quante aspirine dovremmo ingurgitare per ciascun campionato ?