Dubai ed i grattacieli: il segno dei tempi


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Iannicelli
Iannicelli

Ho toccato i grattacieli di Dubai, il segno più potente del XXI secolo. Ho toccato, quasi, il cielo con un dito. Ogni tempo della storia umana ha un segno predominante: il Burj Al Arab di Dubai è quello della contemporaneità.

Il grattacielo a forma di vela che sorge su di un’isola artificiale è l’apoteosi del progresso tecnologico che sperimenta forme sempre più ardite e fantasiose. E’ un desiderio genetico della specie umana: lasciare un proprio indelebile segno come memoriale alla posterità millenaria.

 

L’esperimento della Torre di Babele fallì miseramente ma l’ombra delle Piramidi si staglia ben nitida tra lo smog del Cairo mentre le dinastie dei Faraoni sono mummificate ormai da migliaia d’anni. Il Colosseo celebra la gloria di Roma città eterna nonostante i saccheggi, la Grande Muraglia il tentativo inutile di sbarrare il passo alle migrazioni ed alle conquiste di popoli più giovani ed energici. La Tour Eiffel di Parigi avrebbe dovuto esser smantellata al termine dell’esposizione universale; è ancora lì, nonostante la ruggine, a testimoniare la grandeur dell’epoca del progresso fatto d’acciaio e bulloni. La Statua della Libertà a New York  appariva come un faro di speranza per gli immigrati che da tutto il mondo, milioni dall’Italia, stavano per approdare nella terra dei liberi e delle opportunità.

 

I segni restano, le civiltà tramontano. La geografia del potere, della ricchezza, delle opportunità cambia orientamento. Ma i segni restano lì a ricordarci quel che è stato, quel che avrebbe potuto esser e non sarà mai più.

 

E noi che segno stiamo lasciando nella vita e nella storia ?