Buio

Maurizio De Giovanni - Einaudi - Pag. 313


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“Buio” è la seconda prova narrativa di Maurizio De Giovanni
“Buio” è la seconda prova narrativa di Maurizio De Giovanni

Buio” è la seconda prova narrativa di Maurizio De Giovanni legata ai “Bastardi di Pizzofalcone” (la terza se prendiamo in considerazione anche “Il metodo del coccodrillo” dove per la prima volta compare Lojacono, uno dei “Bastardi”) ed è una prova che non delude i suoi tantissimi e affezionati lettori.

Sì, tantissimi se consideriamo che le presentazioni dei suoi libri – in tutta Italia – sono sempre sold out, che i suoi libri ormai sono tradotti in Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Russia, Danimarca e Stati Uniti e che la sua pagina personale su Facebook, quella del suo Fan Club ufficiale e altre a lui dedicate hanno migliaia di iscritti. Insomma molta strada è stata fatta da quel 2005 in cui De Giovanni vinse un concorso per giallisti esordienti con un racconto in cui compariva per la prima volta il personaggio del commissario Ricciardi che – per primo – gli ha dato tanta fortuna.

Ma torniamo ad oggi, a “Buio”: un “noir sentimentale” secondo il suo autore, un noir dove De Giovanni decide di mettere al centro della vicenda poliziesca uno dei crimini più odiati dall’opinione pubblica, il rapimento di un bambino di 10 anni. Sentimentale, dunque, perché molti sono i sentimenti di paura, amore, odio che questo delitto è capace di smuovere tra i familiari del bambino ma anche tra gli stessi Bastardi che un po’ alla volta cominciamo a conoscere meglio.

Ed è questo sicuramente il tratto più riuscito del romanzo: la capacità di De Giovanni di muovere le fila di ognuno dei componenti del gruppo (il commissario Palma, il vicecommissario Pisanelli, l’ispettore Lojacono, l’assistente capo Romano, il vice sovrintendente Calabrese, l’agente assistente Di Nardo e l’agente scelto Aragona) senza che uno travalichi l’altro, dando ad ognuno il suo ruolo, il suo spazio, il suo tempo. Lasciando quasi che ogni lettore scelga il suo preferito, quello a cui affezionarsi. E del resto come non affezionarsi a degli anti-eroi, a degli uomini e donne che – pur mettendo a rischio la propria vita nella pratica quotidiana del lavoro – rimangono uomini e donne come altri, con le loro debolezze, con i propri segreti, con le proprie pene.
De Giovanni, però non sceglie “uno” ma tutto il gruppo, sceglie la coralità come elemento trainante del romanzo.
Sullo sfondo una Napoli contemporanea dai mille volti che De Giovanni decide di tratteggiare soprattutto nelle pagine che potremmo definire “ di riflessione” cioè quelle che interrompono la trama principale e diventano tanti incipit diversi di storie in divenire. Una Napoli forse meno affascinante di quella attraverso la quale cammina Ricciardi con i suoi fantasmi, ma solo perché è una Napoli che ci appartiene, che conosciamo nelle sue brutture come nella sua bellezza, mentre la Napoli del commissario dagli occhi verdi, la Napoli anni ’30 per i più è una città da scoprire, un’altra protagonista del romanzo. Ma in attesa di ritrovare nuovamente quella Napoli e il commissario Ricciardi, questi “Bastardi” riescono comunque a scaldarci il cuore, a tenerci incollati alla storia, a farci venire il fiatone per il ritmo che De Giovanni imprime alla storia, soprattutto nel vortice delle ultime sequenze (e l’espressione cinematografica non è casuale) dove tutto precipita in un finale che lascia senza fiato.