Trattativa Stato-Mafia, il pm chiede la deposizione di Napolitano


INTERAZIONI: 13
presidente
Il presidente, Giorgio Napolitano

L’esame testimoniale del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano è stato ancora una volta richiesto nel processo sulla trattativa Stato-Mafia. A formulare la richiesta è stato il pm Nino Di Matteo nel corso della presentazione delle prove testimoniali. Il sostituto procuratore ha inserito nella lista dei testimoni che l’accusa vorrà ascoltare anche il capo dello Stato ed ha ribadito la sua richiesta in aula dinanzi ai giudici della Corte d’Assise di Palermo. Il pm ha anche argomentato la sua richiesta prima che i giudici si esprimano sulla necessità di accogliere o meno la sua richiesta.

Di Matteo ha chiesto di ascoltare come testimone Napolitano in particolare per spiegare la lettera scritta dal suo consulente giuridico, Loris D’Ambrosio, morto lo scorso anno. Nella lettera del 18 giugno 2012, D’Ambrosio scriveva di sperare di non essere utilizzato «come l’ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo di indicibili accordi». Le parole del consigliere giuridico del Presidente Napolitano, secondo il pm, si riferiscono al periodo che andava dall’88 al ’93. Un periodo fondamentale per la ricostruzione della trattativa intercorsa tra ambienti statali e Cosa Nostra.

Per Di Matteo, solo Napolitano può chiarire a cosa si riferiva il suo consigliere giuridico. Soprattutto una volta chiamato a deporre ed avendo l’obbligo di dire la verità, dovrebbe rispondere a tutte le domande dell’accusa che lo ritiene un testimone fondamentale di quel periodo storico. Come dimostrato anche dalle telefonate con l’allora ministro Mancino, di cui però è stata ordinata la distruzione. Intanto in aula è tornato anche Antonio Ingroia, attualmente rinunciante al ruolo di magistrato e nominato come avvocato di parte civile in rappresentanza delle famiglie della Strage dei Gergofili.