Il Viaggio buio e silenzioso al centro della Terra


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Grotte dell’Angelo

Le Grotte dell’Angelo sono un paradiso infernale. Dopo le esplorazioni dell’ultimo decennio ed i lavori d’illuminazione artistica, sono oggi aperti al pubblico tre percorsi compresi tra i millecinquecento ed i tremila metri. Il più breve, utilizzato anche durante le visite scolastiche, è quello più accessibile. Per gli altri due bisogna scarpinare di più, ma la fatica è ampiamente ripagata dall’emozione. I più avventurosi come me possono anche risalire il corso del fiume fino alla sorgente addentrandosi in un cunicolo rischiarato solo dalla fioca lampada che si porta in testa. Di tanto in tanto la guida  ci ordinava di spegnare le luci e piombavamo tutti nel buio e nel silenzio più totale ascoltando solo lo scorrere del fiume, lo stillicidio delle colonne naturali, il respiro della natura. Mi sono sentito come Pinocchio nel ventre della balena.

 

Si attraversano le sale ammirando stalattiti e stalagmiti rischiarate dalla fioca illuminazione.

L’immaginazione delle guide e la suggestione dei luoghi lasciano intravedere nelle composizioni calcaree in costante evoluzione geologica le forme ed i personaggi più disparati: Sala delle Spugne, Sala dei Pipistrelli, Sala delle Meraviglie, Sala Grande che supera i ventitre metri di altezza. Vedere e non toccare, raccomandano le guide; lo stillicidio dell’acqua fa crescere di un centimetro all’anno stalattiti e stalagmiti. Un tocco imprudente rischia di rovinare l’azione secolare della natura.

 

Le grotte dell’Angelo ( uscita Petina autostrada Salerno-Reggio Calabria –  www.grottedellangelo.sa.it) si trovano a cavallo dei comuni di Auletta e Pertosa. Sono state fino a qualche anno orsono conosciute come Grotte di Pertosa per merito di un notabile fascista che le attribuì ad uno dei due comuni, a discapito dell’altro, per vendicarsi di un dispetto. La lunga contesa amministrativa e politica per il “possesso” delle grotte è stata saggiamente risolta con la pacificante denominazione Grotte dell’Angelo che ha accontentato, e poteva esser diversamente ?, davvero tutti.

 

La cavità naturale solcata dal fiume Tanagro ha un’età geologica di 35 milioni di anni. Numerosi i reperti preistorici ( vasi, utensili, resti lignei ) documentano la presenza dell’uomo nella fenditura che venne utilizzata dai Greci e dai Romani per riti sacrificali; ne parla Plinio il Vecchio. I cristiani vi trovarono rifugio durante le persecuzioni come la popolazione locale durantela IIguerra mondiale per scampare ai bombardamenti.

 

L’azione erosiva dell’acqua e la composizione calcarea della roccia hanno determinato uno spettacolo naturale unico al mondo. L’accesso alle grotte avviene con dei barconi spinti a forza di braccia da abili guide lungo il corso del fiume incanalato dalla Montedison per la produzione d’energia elettrica. La potenza idraulica compressa nelle turbine trova sfogo in una spettacolare cascata artificiale proprio accanto alla rampa d’accesso.

 

 

L’antro è un luogo di forte intensità evocativa. La forte escursione termica, il buio, il rimbombo cupo dell’acqua lungo le pareti conquistarono il re dell’horror Diario Argento che proprio nelle Grotte dell’Angelo ambientò una delle scene più raccapriccianti del suo film “Il Fantasma dell’Opera”. Oggi l’antro ospita festival di poesia e jazz, il Presepe ed anche la rappresentazione teatralizzata dell’Inferno di Dante a cura del Tappeto Volante ( www.tappetovolante.org)