Venti chilometri quadrati completamente avvelenati. Bonifica impossibile in Campania


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L’area ex Resit di Giugliano

Un intero territorio completamente condannato a morte, senza alcun rimedio. Non esiste alcuna possibilità di bonifica nell’area ex Resit di Giugliano. Un’area di 220 ettari completamente compromessa e che lancia nell’area sostanze inquinanti per i circostanti duemila ettari. Un’area grande come 2600 campi di calcio da recintare ed interdire agli esseri umani. E’ questo il risultato di uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità commissionato dal commissariato per l’Emergenza rifiuti. L’obiettivo era quello di conoscere il territorio e stabilire un piano per la bonifica.

Il risultato è che questa bonifica è letteralmente impossibile. Le falde acquifere sono irrimediabilmente compromesse.
Venti chilometri quadrati di Campania definitivamente morti, da abbandonare ed in fretta anche. Un’area che per decenni è stata il teatro di un inquinamento sistematico e che adesso risulta essere irrecuperabile. Per capirlo bastava osservare i fumi tossici che si sprigionano dalla terra. Dei veri e propri sbuffi degni di un vulcano attivo e che lanciano nell’area, sempre come certificato dallo studio, sostanze cancerogene per i duemila ettari circostanti. Una vera e propria ecatombe che i cittadini di Giugliano denunciavano da tempo chiedendo una bonifica prima che fosse troppo tardi.

Di fatto non solo è troppo tardi per la bonifica, ma quell’area è decisamente da abbandonare, per sempre. «Realisticamente la bonifica appare impossibile. Per legge, infatti, bisognerebbe raccogliere tutti i materiali, rimuoverli e trasportarli altrove. Stesso discorso vale per le acque. Un’impresa proibitiva». Questo il commento del commissario di governo Mario De Biase che di fatto alza le mani di fronte a questo disastro ambientale. Lo stato di fatto non può fare altro che lasciar morire senza intervenire un intero territorio condannato a morte negli anni.