Migranti in rivolta per morte sospetta. Chiuso Cie di Capo Rizzuto


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Il cie di Isola Capo Rizzuto

E’ successo circa dieci giorni fa ma la notizia è filtrata solo oggi. Il Centro di identificazione ed espulsione di Isola Capo Rizzuto è stato chiuso per inagibilità. A provocarla, una violenta protesta dei migranti per la morte, in circostanze sospette, di un loro compagno. Un giovane tunisino è deceduto circa venti giorni fa ed è stata l’occasione per gli ospiti del centro di far sentire la loro voce e denunciare le condizioni disumane in cui vivono. L’esplosione della rabbia dei migranti ha portato ad una vera e propria distruzione del centro.

I materassi sono stati dati alle fiamme e sono stati distrutti tutti i pochi oggetti che fanno parte della vita quotidiana dei migranti. Persone costrette a mangiare sugli stessi materassi dove dormono perché la mensa era stata chiusa proprio per un altro tentativo di rivolta. Da tempo è scaduto il termine massimo di diciotto mesi previsto per il rimpatrio e la loro detenzione ormai va avanti ad oltranza. Una privazione della libertà personale a cui si aggiungono le condizioni disumane in cui si è costretti a vivere e ad aspettare che qualcosa cambi in campi in cui le giornate sono tutte uguali e non c’è modo di farle cambiare.

Dopo la rivolta il centro è stato dichiarato inagibile dalla Prefettura di Crotone che ha disposto la chiusura e il trasferimento dei migranti in altre strutture in diverse regioni italiane. Al momento della rivolta i migranti “ospiti” del Cie erano cinquantuno. All’appello manca il cittadino marocchino morto lo scorso 10 agosto colpito, secondo la versione ufficiale, da un malore ma sul cui conto non sono state date ulteriori spiegazioni.