Torniamo tutti a vivere in campagna


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Voglio andare a vivere in campagna. Mi viene in mente il titolo di questa simpatica canzone di Toto Cotugno, mentre respiro a pieni polmoni l’aria di Auletta. Si tratta del paesino rurale , in provincia di Salerno, dove sono nati i miei genitori e dove anch’io ho vissuto per due anni da bambino.

Da ragazzo ci andavo malvolentieri. La vita di paese era troppo tranquilla e silenziosa per chi come me era stato abituato a vivere nel frastuono frenetico della città. Mi piaceva starci soltanto durante la festa patronale di Ferragosto quando con i miei cugini, eravamo una miriade, ne combinavamo di tutti i colori: partite infinite al calcio balilla con la stecca di gelato messa di traverso per impedire alle palline di esser ingoiate, battaglie con i fichi secchi messi ad essiccare da nonna Maria al sole del terrazzo, gassose con la biglia, corse sfrenate su Furia un asino malcapitato. Nel resto dell’anno non mi piaceva proprio andare in paese. Da qualche anno a questo parte ho cambiato idea.
Ho cominciato ad apprezzare il silenzio del borgo, l’aria pulita con il sentore agrodolce della legna bruciata nel camino, gli orticelli e la piantagioni d’ulivo, il bar per scambiare quattro chiacchiere e fare una partita a biliardo, i cani ed i gatti che possono convivere con gli uomini senza imbarazzi di sorta.

Si mi piace vivere in campagna e vorrei tanto stabilirmi in un paesino come Auletta almeno per una parte della mia vita. Sono un comunicatore ed il mio lavoro è essenzialmente diviso in due segmenti: le relazioni professionali, l’elaborazione di testi e servizi multimediali.

Se per le relazioni professionali è indispensabile frequentare alcuni luoghi ben precisi, per l’elaborazione di testi multimediali – grazie al supporto delle nuove tecnologie – non importa il posto dove si lavora. Un computer, uno studio di registrazione possono trovarsi indifferentemente nel centro di Roma o nel centro di Auletta. Mi piacerebbe avere il tempo e la possibilità di leggere, studiare, scrivere guardando gli alberi con le foglie ingiallite o i fagioli che crescono. Sono sicuro che riuscirei a lavorare di più e meglio.

Bisogna valorizzare la dimensione della glocalità. Le sviluppo delle tecnologie di comunicazione infomatica amplifica le opportunità di lavoro nei piccoli centri rurali. Grazie ad internet, si rovesciano i rapporti spazio-temporali. Si può esser al centro del villaggio globale, in qualsiasi momento anche vivendo in un minuscolo borgo della provincia di Salerno. Un minuscolo borgo dove la qualità della vita è molto migliore che in una grande città per l’aria che si respira, i cibi che si mangiano, le relazioni umane che si mantengono vive. A patto naturalmente che chi vive nel piccolo borgo possa aver accesso a tutte le strutture e dotazioni tecnologiche alle quali accede colui che vive nel centro di una grande metropoli. A condizione che chi vive in un borgo rurale possa disporre di servizi comprensoriali di qualità per la cultura, lo sport, il tempo libero, la mobilità; piscina e palestra per i propri figli, un teatro ed un cinema, biblioteche, centri commerciali, centri medici, scuole, collegamenti celeri ed affidabili con i grandi centri urbani.

Questa glocalità è particolarmente importante nei riguardi delle nuove generazioni. Le giovani risorse culturali e professionali del territorio sono spesso costrette ad emigrare per mancanza di strutture, infrastrutture ed opportunità. E’ fondamentale colmare i gap tecnologici, infrastrutturali e strutturali del territorio per riscrivere un nuovo codice della qualità della vita che veda l’uomo al centro di un ambiente naturale ancora accogliente ed a misura d’uomo.